Stanadyne, sindacato e politica vogliono risposte dalla proprietà

Poco più di cento giorni dopo la sua messa in liquidazione, la Stanadyne torna al centro dell’attenzione. Ad accendere i fari sull’azienda che rischia la chiusura, ma che in via Matteotti sta ancora producendo sistemi di iniezione e valvole Egr per i motori diesel di trattori, muletti e carrelli elevatori, è stata la politica bresciana, invitata nel sito produttivo castenedolese dagli 85 lavoratori, da Fiom Brescia e dal sindaco di Castenedolo Pier Luigi Bianchini, e presente con il senatore Alfredo Bazoli, gli onorevoli Simona Bordonali, Gian Antonio Girelli e Fabrizio Benzoni, e i consiglieri regionali Miriam Cominelli, Floriano Massardi.
La proprietà è stata l’unica grande assente nell’assemblea sul piazzale della fabbrica. La proprietà fa capo al fondo statunitense Cerberus, multinazionale con sede a Jacksonville in Carolina del Nord, ed il rappresentante è il liquidatore Angelo Rodolfi. Un’assenza, quella del liquidatore e attualmente amministratore delegato, che non è piaciuta a nessuno dei presenti, stigmatizzata da sindacalisti e politici, che lo hanno criticato senza giri di parole.
Il sindacato
Secondo il segretario generale di Fiom Brescia, Antonio Ghirardi, «non si vede un impegno adeguato alla situazione drammatica in cui si trovano 85 lavoratori, ed è difficile comprenderne i motivi visto che le possibilità di vendere e dare continuità all’azienda ci sono e sono concrete».
Dopo di lui la componente di segreteria di Fiom, Barbara Basile, che più di tutti sta lavorando alla questione Stanadyne, si è chiesta se «la proprietà vuol davvero vendere?» e ha annunciato che «lunedì 17 marzo la fabbrica sarà chiusa per consentire a tutti i lavoratori di essere presenti davanti al Pirellone milanese, che quel giorno ospiterà una riunione tra rappresentanti di Regione Lombardia, Confindustria, proprietà, sindacati e Ministero delle imprese e del made in Italy».
Il sindaco
A fare gli onori di casa invece è toccato al sindaco Bianchini, convinto che «il grande impegno profuso dai lavoratori e la loro compattezza nel mantenere attiva l’azienda (che sta continuando a produrre e ad evadere commesse nonostante il disimpegno della proprietà) approderanno sicuramente a un risultato positivo».
Parole chiare nei confronti della proprietà e del suo rappresentante sono arrivate anche dall’onorevole Bordonali, «ci auguriamo che dopo le ferie farà il suo dovere», dal consigliere regionale Massardi, «l’assenza in un momento tanto delicato non è un bel comportamento», dall’onorevole Girelli, «dobbiamo chiedere a queste multinazionali un’assunzione di responsabilità sociale nei confronti del nostro Paese», e dal senatore Bazoli, «c’è la possibilità di uscire da questa situazione drammatica e non può essere persa».
La crisi
La crisi Stanadyne è iniziata il 4 dicembre scorso quando la società ha annunciato la sua messa in liquidazione. Da quel momento i lavoratori hanno assunto le redini dell’azienda e l’hanno tenuta in vita mantenendo attiva la produzione, la vendita e i rapporti con clienti e fornitori, dando, come ha sottolineato Girelli, «un grande esempio di partecipazione responsabile nelle scelte aziendali e di capacità di fare».
A dare speranza di continuità a Stanadyne è la sua importanza determinante nella filiera industriale di cui fa parte, essendo la fabbrica castenedolese l’unico produttore nel bresciano di sistemi di iniezione e valvole Egr per i motori diesel di trattori, muletti e carrelli elevatori.
Di conseguenza a questo si sarebbero aperte trattative con quattro società, di cui almeno una «avanzata», i cui esiti però non sono ancora noti. La speranza è che possano diventarlo il 17 marzo, nell’incontro fissato in Regione, quando a interrogare il la proprietà ci saranno anche i rappresentanti del Ministero e di Confindustria.
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