Stanadyne, sostegno politico bipartisan: «Va fatto fronte comune»
«Regione Lombardia e Governo si coordinino per aprire un tavolo di crisi e trovare una soluzione». I lavoratori della Stanadyne, riuniti in assemblea di fronte allo stabilimento di Castenedolo, hanno ricevuto nel pomeriggio del 13 dicembre la piena solidarietà della politica regionale e nazionale, che in maniera trasversale ha sposato la loro causa.
Agli operai dell’azienda di proprietà di un fondo americano, che subito dopo aver informato i dipendenti della chiusura ha messo in liquidazione la società, è arrivato il pieno appoggio di parlamentari e consiglieri regionali bresciani.
I politici
All’assemblea hanno partecipato il senatore Giampietro Maffoni (FdI), i deputati Simona Bordonali (Lega) e Gianantonio Girelli (Pd); il vicepresidente del Consiglio regionale, Emilio del Bono, e Miriam Cominelli, consigliera del Pd.
Tutti hanno espresso lo stesso concetto: «Va fatto fronte comune come istituzioni a tutti i livelli per impedire che quest’azienda sana, senza debiti e performante dal punto di vista industriale chiuda».
L’appello

A coordinare l’assemblea è stata Barbara Basile della Fiom che dal primo giorno si è unita agli operai in protesta, insieme al sindaco di Castenedolo, Pierluigi Bianchini, che si è mosso ai vari livelli per portare all’assemblea i politici del territorio: «Le istituzioni hanno risposto al nostro appello – hanno detto ai lavoratori –. La situazione è complessa perché abbiamo di fronte un fondo internazionale che ci impedisce qual è l’interlocutore per una trattativa. Serve perciò che il governo faccia la sua parte».
Governo chiamato in causa sia dalla deputata del Carroccio, Simona Bordonali, sia da Gianantonio Girelli, che in maniera distinta hanno depositato alla Camera un’interrogazione per chiedere al ministro di avviare un tavolo di crisi. «Dobbiamo lavorare insieme ai vari livelli istituzionali – ha chiarito Bordonali – tant’è che ho già sentito l’assessore allo sviluppo economico di Regione, Guido Guidesi, per un impegno comune». «Purtroppo – ha aggiunto Girelli – sono scenari sempre più frequenti dove di fatto investitori finanziari decidono in maniera impattante sul futuro delle imprese. Un problema che tocca sempre più anche l’Italia. Credo sia compito del governo mettere delle regole a cui attenersi perché non è possibile che l’ennesima crisi aziendale ci impedisca perfino di avere un interlocutore con cui interfacciarsi».
Dalla Lombardia all’Europa
Ai lavoratori è giunto pure il messaggio di Giorgio Gori, eurodeputato Pd che ha assicurato di portare in Europa la loro lotta.
Emilio Del Bono si è raccomandato «di non dare la partita per persa. Questo è un sito industriale che non ha mai avuto problemi. Bisogna riportare la proprietà al tavolo della trattativa e sperare magari in un interesse esterno». Del Bono non ha nascosto la difficoltà che riguarda diverse realtà lombarde: «Purtroppo – ha concluso – la situazione industriale in Lombardia è critica. Per la prima volta la crescita del Pil sarà uguale a quella nazionale. C’entrano il fattore tedesco, la crisi dell’automotive, ma non solo. È un campanello d’allarme e serve lucidità nelle istituzioni per adottare le contromisure necessarie»
Il vescovo
Nella serata del 13 dicembre, in merito alla vertenza, è intervenuto alla trasmissione di Teletutto «Messi a Fuoco» anche il vescovo Pierantonio Tremolada. «Vedrò che potrò fare di concreto per i lavoratori della Stanadyne in difficoltà, di certo li incontrerò. Anche in passato ci siamo mossi per mediazioni in vertenze aziendali, speriamo si possa arrivare a una conclusione positiva. Sono vicino col pensiero ai dipendenti».
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