«Il reskilling? Nel 70% dei casi lo si fa in azienda»

Anita Loriana Ronchi
Al Festival dell’educazione un convegno per parlare di capitale umano, sempre più al centro nel mondo economico e aziendale
Il convegno sul reskilling - © www.giornaledibrescia.it
Il convegno sul reskilling - © www.giornaledibrescia.it
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Il capitale umano è sempre più al centro nel mondo economico e aziendale. Il ruolo delle imprese si profila oggi come quello di comunità educanti, in grado formare e valorizzare le persone nell’ambiente di lavoro, affrontando nel contempo le sfide sociali della transizione tecnologica e professionale.

Il tema è stato oggetto della tavola rotonda «Il reskilling prima che diventi un’emergenza sociale», svoltosi nell’ambito del Festival dell’educazione, con il coordinamento di Cinzia Pollio, direttrice Fondazione Aib e la partecipazione di Mauro Ghilardi, chief Hr officer A2A; Giovanni Pasini, consigliere delegato Feralpi Group; Raffaella Bianchi, chief human capital officer di Streparava e Fabio Comba, human resources director di Kpmg Italia.

A preoccupare, sono in particolare alcuni fenomeni: «I neet, giovani che non studiano e non lavorano, si parla di un milione-un milione e mezzo in Italia – osserva Ghilardi –; la carenza di un orientamento, da parte delle famiglie, verso percorsi che offrano maggiori opportunità di lavoro e, d’altro canto, l’incapacità delle imprese di trasferire loro correttamente le proprie richieste». A ciò si aggiunge, ricorda Pasini, la problematica dell’inverno demografico, cui fa da contraltare proprio il permanente squilibrio tra discipline Stem ed altre tipologie di percorsi formativi. Cosa fanno le aziende? In realtà, si stanno attrezzando con numerosi progetti volti ad assicurare un aggiornamento continuo.

«Dobbiamo in primis creare linguaggi diversi - sottolinea Raffaella Bianchi - e riuscire a motivare i ragazzi. L’azienda ha un ruolo sociale ed educativo, che si è accentuato nel post-Covid. Noi, per esempio, abbiamo portato al nostro interno un corso sulla Costituzione italiana e, sono convinta, la cultura è il motore che ci salverà». Anche in Feralpi sono attivate diverse iniziative, che hanno come summa l’Academy del gruppo, in sinergia con altri player del mondo siderurgico.

«Si avverte oggi – commenta Comba – una ricerca di senso, cui bisogna cercare di dare risposta. E non dobbiamo pensare alla formazione come l’atto di colmare un “vaso vuoto”. Per sviluppare nuove competenze, nel 70% dei casi, occorre un training on the job: imparare facendo, seppure supervisionati, aiutare i manager a fare bene il loro mestiere affinché a loro volta aiutino a far crescere in tutti la voglia di progredire sia come professionisti, sia come esseri umani». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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