Economia

Pasini: «Per il Pil bresciano previsto calo a doppia cifra»

Il presidente di Confindustria Brescia fa il punto sui risultati del 2020 in occasione della conferenza stampa di fine anno
PASINI: NO AI LICENZIAMENTI
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«Il 2020 si chiude con una piccola ripresa, ma resta chiaramente segnato dalla pandemia: voglio comunque sottolineare gli importanti sforzi compiuti dalle nostre imprese nella sicurezza, come testimonia il fatto che nessuna fabbrica sia diventato un focolaio. In generale, per il Pil bresciano, la prospettiva è quella di un calo a doppia cifra, con possibili revisioni al ribasso sulla scia di eventuali nuovi Dpcm». Così il presidente di Confindustria Brescia, Giuseppe Pasini, in occasione dellla conferenza stampa di fine anno.

Tra i dati economici relativi al 2020 in chiusura, elaborati dal Centro Studi dell'associazione, spicca il recupero della produzione industriale bresciana grazie al terzo trimestre: nel periodo tra gennaio e settembre il calo è stato del 17,9%, risultato migliore rispetto a quello dei primi sei mesi dell'anno (-19,8%).

Nel solo terzo trimestre la produzione industriale bresciana è calata del 14% rispetto allo stesso periodo del 2019 dopo i risultati fortemente negativi dei primi trimestre, quando il dato aveva toccato il -25,7%.

L'andamento rimane comunque lontano dai livelli pre-Covid. Per quanto riguarda l'export, il dato bresciano si attesta nei primi nove mesi 2020 a 10,6 miliardi, -14,1% rispetto ai primi nove mesi 2019 (12,4 miliardi).

L'import nello stesso periodo è invece di 5,6 miliardi: -17,9% rispetto ai primi nove mesi 2019 (6,9 miliardi), mentre il saldo commerciale è pari a 5 miliardi: -9,3% rispetto ai primi nove mesi 2019 (5,5 miliardi).

Il fatturato si caratterizza per un segno negativo, ma in miglioramento rispetto al periodo più acuto della crisi: nei primi 9 mesi dell'anno, la flessione è pari al -9% rispetto all'analogo periodo del 2019, contro il -19% registrato nel primo semestre.

Si tratta, in ogni caso, di cali importanti per la manifattura, ma molto inferiori rispetto a quelli sperimentati nel 2009, quando il made in Brescia perse circa il 30%. 

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