Olio del lago d’Iseo, annata disastrosa: i frantoi chiudono in anticipo

«Un disastro» è l’esclamazione dei frantoiani. «Annata da dimenticare» quella delle aziende olivicole che riportano quantitativi di raccolta minimi, con percentuali che raggiungono un massimo del 20% rispetto allo scorso anno. I frantoi del lago d’Iseo, che hanno aperto all’inizio di ottobre, chiuderanno la settimana prossima, quando lo scorso anno, vista la produzione ottima, avevano molito fino a dicembre inoltrato.
Ai minimi
Quest’anno più fattori si sono sommati a determinare il disastro di cui tutti sono spettatori, dalla mosca olearia alla cimice asiatica, dalla cascola alla grandine, facendo cadere le olive prima della raccolta. Solo chi ha fatto trattamenti è riuscito a salvare qualcosa, ma sempre una minima parte. Monica Archini, titolare dell’azienda agricola Dame Rosse di Monte Isola, pluripremiata per l’olio evo Sebino dal Gambero Rosso, riferisce che lo scorso anno ha raccolto 50 quintali e quest’anno tre. E anche le rese, che pareva fossero alte, non lo sono dal momento che per salvare le olive la raccolta è stata anticipata soprattutto al mese di ottobre e le rese iniziali, si sa, sono sempre basse, tra l’8 e il 10%.
Non si è salvata neppure Monte Isola che, in passato, aveva beneficiato delle sue caratteristiche geografiche. «Quest’anno assolutamente no» affermano dal frantoio La Masna dell’isola la nuova gestrice Francesca Zampatti e la collega Monica Archini. «Anzi, se non si comincia a fare qualcosa tutti insieme le previsioni future sono davvero negative. Per fare cose tutti insieme intendiamo trattamenti, sia biologici che non. Interventi mirati e concordati che devono essere effettuati a tappeto, non solo da alcuni e in alcune zone altrimenti poco cambia e le conseguenze sono sempre più visibili». A parte la scorsa annata davvero eccellente, gli anni precedenti avevano mostrato più ombre che luci. Ormai è certezza che le aggressioni agli olivi siano causate dalle temperature troppo alte che permettono a insetti, funghi, batteri patogeni di attecchire e proliferare. «Quando raccoglievo le olive con mio nonno – continua Archini – c’era la neve, ora abbiamo le maniche corte».
Prezzo all’insù
E le previsioni così funeste colpiscono anche il mercato: l’olio extravergine del Sebino aveva già un costo alto, mediamente sui 25 euro al litro, ma è destinato ad aumentare. Potrà diventare un prodotto sempre più raro ed introvabile, ricercato e ancora più di nicchia. Purtroppo anche i palati più sofisticati che apprezzavano il gusto «fruttato medio con retrogusto di carciofo» dell’olio lacustre, quest’anno dovranno accontentarsi di altro.
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