Economia

Nel 2020 tre persone su quattro rimaste senza lavoro sono donne

Secondo l'Istat, nello scorso anno abbiamo perso 444mila posti di lavoro: 312mila erano di donne
A dicembre 2020 gli occupati sono diminuiti di 101.000 unità, di cui 99.000 sono donne
A dicembre 2020 gli occupati sono diminuiti di 101.000 unità, di cui 99.000 sono donne
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«Mentre una crisi di Governo inspiegabile e paradossale per la maggior parte dei cittadini si sta consumando, ci sono ben altri problemi che attanagliano la nostra popolazione e ai quali dobbiamo dare risposte e soluzioni concrete. La pandemia non solo ha provocato un crollo di occupazione ma ha seriamente aggravato gli squilibri di genere». Lo dichiara in una nota la vicepresidente della Camera, Maria Edera Spadoni.

«L'Istat ha recentemente pubblicato i dati aggiornati sulla situazione occupazionale, dati agghiaccianti che ci dicono che la crisi economica e lavorativa scatenata dal coronavirus sta colpendo duramente le donne. Secondo l'Istat, a dicembre 2020 gli occupati sono diminuiti di 101.000 unità di cui 99.000 sono donne. Parliamo quindi del 98% dei licenziamenti», aggiunge la Spadoni.

«Per di più nei dodici mesi del 2020, - prosegue Spadoni - il saldo negativo è di 444.000 unità di cui 312.000 donne (3 lavoratori su 4), perché purtroppo ad essere colpiti sono stati settori ad altissima intensità di occupazione femminile, come sanità e assistenza, ma anche turismo e cultura. Possiamo parlare di una vera e propria Shecession, perché a pagare questa crisi pesantissima sono state evidentemente le donne».

«Bisogna assolutamente invertire la rotta - afferma - poiché questo crollo potrebbe prolungarsi anche in futuro. Abbiamo bisogno di un Governo forte e stabile per risolvere le problematiche che preoccupano la nostra società. È necessario prolungare il blocco dei licenziamenti, accelerare sul recovery plan ma soprattutto dare uno slancio alla parità di genere investendo nell'occupazione femminile. Se l'Italia raggiungesse il 60% di occupazione femminile, il Pil aumenterebbe del 7%. È bene quindi sottolineare che le donne rappresentano la metà del paese e fanno bene alla crescita».

«Ricordo inoltre che a Bruxelles è passato il principio che la questione valutazione di impatto di genere debba essere trasversale e onnipresente nell'aggiustamento delle politiche a favore delle donne. Senza un piano di investimenti sull'occupazione femminile l'intero Paese rischia di non ripartire. Bisogna fare un salto di qualità attraverso un Governo saldo e compatto capace di far ripartire il Paese», conclude la Vicepresidente Spadoni.  

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