Monete digitali: 24 parole da sapere, da bitcoin a stablecoin

Il linguaggio della finanza è cambiato profondamente nel giro di pochi anni, con parole come bitcoin, blockchain o wallet che sono entrate nel lessico quotidiano. E mentre il valore del Bitcoin si aggira su livelli record (89.230 euro per un bitcoin nel momento in sui è scritto questo articolo), negli Stati Uniti Donald Trump punta a fare delle stablecoin un pilastro della nuova politica economica e in Europa la Banca centrale accelera sul progetto dell’euro digitale, avere un vocabolario di base delle monete digitali è fondamentale. Questa è una una guida pensata per capire alcuni concetti chiave di questo mondo.
Nell’elenco che segue vengono indicati i principali argomenti, con ciascuna sezione che comprende specifiche tematiche (e le parole da conoscere).
Concetti fondamentali
1. Blockchain
La blockchain è la tecnologia alla base delle criptovalute, che si può immaginare come un grande registro pubblico condiviso da milioni di computer, nel quale vengono memorizzate tutte le transazioni effettuate. Ogni blocco di dati contiene informazioni e si collega in modo sicuro al precedente, creando una «catena» di blocchi (da cui il nome). Nessuno può modificare un blocco senza che la rete se ne accorga: per questo motivo è considerata una delle tecnologie più sicure e trasparenti del nostro tempo. La blockchain elimina la necessità di intermediari centrali, garantendo trasparenza e immutabilità dei dati registrati.
2. Crittografia
La crittografia è un sistema di sicurezza che serve a proteggere le transazioni e a garantire che nessuno possa falsificarle. Si tratta di una tecnica matematica avanzata che trasforma le informazioni in codici incomprensibili per chi non possiede le chiavi di decifratura. Nel contesto delle criptovalute assicura che solo il legittimo proprietario possa autorizzare una transazione, proteggendo i fondi da accessi non autorizzati e garantendo l'autenticità delle operazioni sulla blockchain.

3. Nodo
Un nodo è un computer che partecipa attivamente alla rete blockchain, conservando una copia completa o parziale del registro distribuito e contribuendo alla validazione delle transazioni. I nodi comunicano tra loro per mantenere la rete sincronizzata e garantire che tutte le copie della blockchain siano identiche. Maggiore è il numero di nodi in una rete, più questa risulta decentralizzata e resistente agli attacchi.
4. Transazione
Una transazione rappresenta il trasferimento di valore o informazioni tra due parti sulla blockchain. Ogni transazione viene verificata dai nodi della rete attraverso meccanismi di consenso, quindi registrata in un blocco e aggiunta permanentemente alla catena. Una volta confermata, la transazione diventa immutabile e visibile a tutti i partecipanti della rete. Le transazioni blockchain sono pseudonime: pur essendo pubblicamente visibili, non rivelano direttamente l'identità delle parti coinvolte, ma solo i loro indirizzi crittografici.

Meccanismi di consenso
5. Proof of work e Proof of stake
I meccanismi di consenso sono metodi utilizzati per mantenere sicura una blockchain e convalidare le transazioni. La Proof of work (prova di lavoro), usata da Bitcoin, richiede che i computer risolvano calcoli matematici complessi: chi ci riesce per primo ottiene la ricompensa in criptovaluta, ma questo processo consuma molta energia elettrica. La Proof of stake (prova di partecipazione) sceglie invece chi deve convalidare le transazioni in base a quante monete possiede e le tiene bloccate come garanzia: si tratta di un sistema più sostenibile dal punto di vista ambientale e più veloce, oggi adottato da Ethereum e da molte altre criptovalute moderne.
6. Mining
Il mining (letteralmente «estrazione») indica il processo attraverso cui vengono create nuove monete digitali nelle blockchain che utilizzano la Proof of work. I «minatori» sono computer dotati di hardware specializzato che risolvono calcoli complessi per convalidare le transazioni nella rete. Chi riesce per primo a risolvere il problema matematico riceve una ricompensa in criptovaluta, costituita da monete di nuova emissione e dalle commissioni delle transazioni elaborate. È un'attività molto energivora, tanto che in alcuni Paesi si discute del suo impatto ambientale e della sostenibilità a lungo termine di questo modello.
Criptovalute
7. Criptovalute
Misteriose nel nome, non nel funzionamento e nello scopo, le criptovalute sono valute digitali basate su un sistema di sicurezza crittografico. A differenza delle monete tradizionali non dipendono da banche centrali o governi, ma da una rete di utenti che le gestisce collettivamente attraverso la tecnologia blockchain. Il loro valore è determinato dal mercato, cioè da quanto le persone sono disposte a pagarle in base alla domanda e all'offerta. La prima e più famosa è il bitcoin, ma oggi ne esistono migliaia, ciascuna con caratteristiche e finalità specifiche.
8. Bitcoin (con la B maiuscola)
Con la B maiuscola si indica la rete Bitcoin, cioè il sistema tecnologico che permette di creare, gestire e scambiare la criptovaluta. È un insieme di regole, computer e software che collaborano per mantenere la blockchain sicura e funzionante. È la prima applicazione pratica della blockchain, nata nel 2009, e ha aperto la strada a tutto l’universo delle criptovalute.
9. bitcoin (con la b minuscola)
Diverso invece il caso dell’utilizzo di bitcoin con la b minuscola. Con questo termine ci si riferisce alla moneta vera e propria: l’unità di scambio all’interno della rete Bitcoin. È divisibile fino a otto cifre decimali: la più piccola unità è chiamata satoshi, in onore del suo creatore. Si può comprare, vendere o usare per pagamenti digitali. Il suo valore cambia in base alla domanda e all’offerta, come per un’azione in borsa.
10. Satoshi Nakamoto
È lo pseudonimo della persona, o forse del gruppo, che nel 2008 ha inventato Bitcoin. Pubblicò un documento tecnico (whitepaper) in cui spiegava come creare un sistema di pagamento elettronico sicuro e senza intermediari, basato sulla tecnologia blockchain. Dopo aver lanciato il progetto e collaborato con i primi sviluppatori, Nakamoto scomparve nel , lasciando dietro di sé un mistero ancora irrisolto.
11. Ethereum
Ethereum è una piattaforma blockchain nata nel che permette non solo di gestire la sua criptovaluta nativa chiamata ether (ETH), ma anche di creare applicazioni decentralizzate e smart contract. È considerata la seconda criptovaluta più importante dopo Bitcoin per capitalizzazione di mercato. Ethereum ha introdotto la possibilità di programmare transazioni automatiche e condizionali, aprendo la strada alla cosiddetta «finanza decentralizzata» (DeFi) e a numerose altre applicazioni innovative. Ethereum ha completato una transizione dalla Proof of Work alla Proof of Stake, riducendo drasticamente il suo consumo energetico.
12. Altcoin
Le altcoin (abbreviazione di «alternative coin») sono tutte le criptovalute diverse da Bitcoin. Il termine è nato per distinguere Bitcoin, la prima e più nota criptovaluta, da tutte le altre che sono state create successivamente. Esempi di altcoin importanti sono Ethereum, Cardano, Solana, Ripple e Litecoin.
13. Coin e token
Confondersi tra coin e token è facile, trattandosi di due esempi di moneta digitale, ma sono tecnicamente differenti. Le coin (come Bitcoin o Ethereum) hanno una propria blockchain indipendente che le supporta e sono progettate principalmente come mezzo di scambio o riserva di valore. I token, invece, vivono «ospitati» su un'altra blockchain esistente (spesso Ethereum) e vengono creati per progetti specifici, raccolte fondi, applicazioni digitali o per rappresentare asset particolari.
14. Stablecoin
Le stablecoin sono criptovalute «stabili», il cui valore è ancorato a una valuta reale come il dollaro, l'euro o a beni come l'oro, per evitare le forti oscillazioni tipiche del mercato delle criptovalute. Alcune stablecoin sono garantite da riserve di denaro reale depositate in istituzioni finanziarie, altre utilizzano algoritmi che ne regolano automaticamente il prezzo. Ultimamente se ne parla molto perché stanno diventando un ponte tra la finanza tradizionale e quella digitale, con l'obiettivo di utilizzarle anche per i pagamenti quotidiani. Le stablecoin più diffuse sono Usdt (Tether), Usdc (Usd Coin) e DAI. In questa direzione si sta muovendo in particolar modo Donald Trump, che degli Stati Uniti, anche tramite il Genius Act, vuole fare il riferimento mondiale del settore.

Tecnologie e applicazioni
15. Peer to Peer (PP)
L'espressione Peer to Peer si traduce letteralmente «da pari a pari» e rappresenta la modalità attraverso la quale due persone possono scambiarsi direttamente denaro o informazioni senza passare da intermediari come banche o aziende. Nel mondo delle criptovalute, il modello peer to peer permette a chiunque di inviare moneta digitale a un altro utente in pochi secondi, ovunque nel mondo, semplicemente con una connessione internet. Questo sistema elimina i costi e i tempi di elaborazione tipici dei sistemi bancari tradizionali e garantisce maggiore privacy e autonomia agli utenti.
16. Smart contract
Gli smart contract sono contratti digitali scritti in linguaggio informatico che si eseguono automaticamente quando si verificano determinate condizioni predefinite. Per esempio, un pagamento può essere rilasciato automaticamente solo se un servizio è stato completato e verificato. Tutto avviene sulla blockchain, senza bisogno di notai, banche o altri intermediari, rendendo i processi più rapidi, economici e trasparenti. Gli smart contract sono alla base di molte applicazioni innovative come la finanza decentralizzata, i prestiti automatici, le assicurazioni parametriche e i mercati di Nft.
17. Nft (Non fungible token)
Si tratta di certificati digitali unici che attestano la proprietà di un bene digitale o fisico, come un'opera d'arte, una foto, un video, un oggetto da collezione virtuale o persino un immobile. Il termine «non fungibile» significa che ogni Nft è unico e non può essere sostituito con un altro identico, a differenza delle criptovalute tradizionali che sono fungibili (un bitcoin vale sempre un bitcoin). Registrati su blockchain, gli Nft rendono possibile possedere e cambiare contenuti digitali in modo sicuro e verificabile, creando scarsità digitale e permettendo agli artisti e ai creatori di monetizzare le loro opere in modi nuovi.
Strumenti e operatività
18. Wallet
Il termine inglese wallet significa letteralmente «portafoglio»,e in ambito di monete virtuali si tratta proprio di un portafoglio digitale dove si conservano le criptovalute. Può essere un'applicazione sul telefono, un programma per computer o un dispositivo fisico simile a una chiavetta Usb. Ogni wallet contiene due codici fondamentali: una chiave pubblica, che funziona come un indirizzo Iban e può essere condivisa per ricevere fondi, e una chiave privata, che è la password segreta per accedere ai fondi e autorizzare le transazioni.
19. Exchange
Un exchange (piattaforma di scambio) è un servizio online che permette di comprare, vendere e scambiare criptovalute. Funziona in modo simile a una borsa valori tradizionale, mettendo in contatto acquirenti e venditori. Esistono due tipi principali di exchange: quelli centralizzati (Cex), gestiti da aziende che custodiscono i fondi degli utenti e facilitano le transazioni, e quelli decentralizzati (Dex), che permettono scambi diretti tra utenti senza intermediari. Gli exchange centralizzati più noti sono Binance, Coinbase e Kraken, mentre tra i decentralizzati spiccano Uniswap e PancakeSwap.
20. Halving
L'halving (dimezzamento) è un evento programmato che si verifica nella blockchain di Bitcoin circa ogni quattro anni, durante il quale la ricompensa che i minatori ricevono per ogni blocco estratto viene dimezzata. Questo meccanismo è stato progettato per controllare l'inflazione di Bitcoin e garantire che l'emissione totale si avvicini gradualmente al limite massimo di 21 milioni di bitcoin. A maggio 2025 eravamo a 19,8 milioni e l’ultimo dovrebbe essere minato attorno al 2140.
21. Hodl
«Hodl» è un termine diventato popolare nella community delle criptovalute che significa «tenere» (hold) le proprie criptovalute invece di venderle, indipendentemente dalle fluttuazioni di prezzo. Il termine nacque nel da un errore di battitura in un forum, quando un utente scrisse «I AM HODLING» invece di «I AM HOLDING» durante un periodo di forte volatilità del mercato. Da allora «Hodl» è diventato un mantra per gli investitori a lungo termine che credono nel valore futuro delle criptovalute e resistono alla tentazione di vendere durante i ribassi.
Monete tradizionali e digitali
22. Moneta virtuale
Si tratta niente di più e niente di meno di una forma di denaro che esiste solo in formato digitale. Non ha banconote né monete fisiche: circola esclusivamente su internet e può essere usata per acquistare beni o servizi online. Non sempre è emessa da un'autorità centrale, come una banca o uno Stato, e proprio per questo è considerata «virtuale». Alcune monete virtuali sono chiuse in circuiti specifici (per esempio nei videogiochi o in piattaforme online), mentre altre hanno un valore reale e possono essere scambiate con monete tradizionali, come le criptovalute. Il termine «moneta virtuale» è più ampio di «criptovaluta» e include anche forme di denaro digitale non basate su blockchain.
23. Moneta fiat
È la moneta tradizionale, come euro, dollaro, renminbi, rublo o yen, emessa e garantita da uno Stato o da una banca centrale. Il suo valore non dipende da beni materiali (come l’oro), ma dalla fiducia che le persone e i mercati ripongono in chi la emette. Tutto il denaro che usiamo ogni giorno, dai contanti ai bonifici, è moneta fiat.
24. Euro digitale
È il progetto della Banca centrale europea per creare una versione elettronica dell’euro, utilizzabile anche senza un conto bancario. A differenza delle criptovalute non sarà soggetto a fluttuazioni di mercato né gestito da privati: avrà lo stesso valore e le stesse garanzie dell’euro tradizionale poiché garantito dalla Bce e non decentralizzato. L’obiettivo è offrire un’alternativa sicura e pubblica ai sistemi di pagamento digitali oggi dominati da aziende private. Attualmente siamo nelle fasi decisive per il suo lancio.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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