Economia

Materie prime alle stelle: «La discesa dei prezzi sarà lenta»

Il rialzo non sembra raffreddarsi e crea preoccupazione soprattutto tra le piccole e medie imprese
Materie prime, prezzi su del 69% - © www.giornaledibrescia.it
Materie prime, prezzi su del 69% - © www.giornaledibrescia.it
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Dal rame al petrolio, dal ferro allo zinco. Il rialzo delle materie prime registrato nell’ultimo anno ancora non accenna a raffreddarsi. Qualche piccolo accenno di discesa dei prezzi, sì, si comincia a registrare, ma è talmente lento da non essere percepito dalle piccole e medie imprese (Pmi), le più colpite, che non sono in grado di reggere all’urto dei rincari a doppia cifra.

Il quadro che viene delineato in Apindustria Confapi Brescia, nell’ambito del webinar «Energie e materie prime: andamento dei prezzi, prospettive e soluzioni» è crudo ma oggettivo. Intanto, perché siamo arrivati qui?

«È la tempesta perfetta – spiega Gianclaudio Torlizzi, founder T-Commodity -, generata da un mix di fattori: la spinta fiscale sull’economia reale che è andata a interfacciarsi con un basso livello di offerta, non ha fatto che disincentivare la parte produttiva. Altri due elementi di carattere politico hanno aggravato la situazione: le azioni dei Paesi asiatici per il contenimento del virus, che hanno creato colli di bottiglia nel reparto logistica; e le politiche climatiche, con l’impatto che il green deal europeo sta avendo sulla filiera delle materie prime e sul fronte energetico (l’adozione di parametri stringenti per la C02 scoraggia gli investimenti delle aziende petrolifere o minerarie)».

Una vera e propria emergenza che non sta risparmiando nessun settore e che ha toccato a fine anno un +69% rispetto al 2020. L’alluminio, per fare qualche esempio, è arrivato oltre i 3.300 dollari a tonnellata e lo zinco oscilla fra i 3.600-3.700, mentre il rame è ormai sopra i 9.000 dollari a tonnellata.

«Probabilmente abbiamo toccato il punto di massima criticità a dicembre – osserva Enea Filippini, direttore Apiservizi -. Se guardiamo però al mercato del gas, dopo un’iniziale discesa da 80 euro a quasi 65-66 euro a megawattora, con la crisi ucraina si è avuto l’ennesimo rimbalzo ed oggi il prezzo quota attorno ai 75 euro, contro i 20-25 ante pandemia. Ci siamo assestati attorno ad un valore trattato in borsa di 200-210 euro dell’energia elettrica, quando eravamo abituati ai 60 euro a megawattora. Ci sarà ragionevolmente un abbassamento intorno ad aprile-maggio in concomitanza con la riduzione del consumo domestico, ma il prezzo medio dell’energia resterà alto».

Qualche strumento di tutela, ha spiegato il consulente finanziario Nicola Capra Manuini, può arrivare da un processo di copertura assicurativa da attivarsi e da negoziare con gli istituti di credito, costruendo un modello matematico ritagliato ad hoc sulla definizione di quantità, durata ed effetto dei costi delle materie prime nel bilancio dell’impresa.

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