Economia

Le banche continuano a chiudere, 29 paesi bresciani senza sportelli

Dal 2015 al 2021 le filiali sono passate da 899 a 683. Nel 2023 previsti altri tagli. In controtendenza le Bcc
Dal 2015 al 2021 le filiali sono passate da 899 a 683 - © www.giornaledibrescia.it
Dal 2015 al 2021 le filiali sono passate da 899 a 683 - © www.giornaledibrescia.it
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La chiamano «desertificazione bancaria» e su questo fenomeno, per certi versi irreversibile, la First Cisl, primo sindacato dei bancari attivi nella nostra provincia, ha addirittura creato un «Osservatorio». La chiusura degli sportelli bancari è una emorragia che pare senza fine anche nel Bresciano ed ha connotati sociali - si pensi agli anziani poco inclini alla digitalizzazione ed ai disagi per accedere a servizi necessari - ma anche economici, con le complicazioni per le imprese del territorio.

Nella provincia di Brescia sono ben 29 i Comuni bresciani abbandonati dalle banche. Non solo piccoli centri montani come Paisco Loveno, Vione, Brione, Irma o Magasa. Sono senza filiale anche realtà che contano con importante densità di popolazione come Ome (circa 3.200 abitanti), Muscoline (2.600 abitanti), Berzo Inferiore (circa 2.500 abitanti), ma anche Acquafredda, Barghe, Sellero e Pezzaze (intorno ai 1.500). Ma al 31 dicembre 2021 erano ben 56 i Comuni bresciani con un solo sportello bancario e l’elenco comprende centri del calibro di Pontoglio (quasi 7mila abitanti), Castelcovati (6.600 abitanti), Poncarale (5.200), Paratico (4.800), ma anche Padenghe, Piancamuno, Nuvolera che superano ampiamente i 4.500 abitanti.

Digitalizzazione

Una vera rivoluzione, in parte frutto della concentrazione del sistema bancario nella nostra provincia (l’ultima grande operazione che ha profondamente segnato Brescia è l’acquisizione di Ubi Banca da parte di Intesa nel 2020), ma soprattutto figlio dell’innovazione tecnologica legata al digitale che sta cambiando profondamente ogni attività sia di vendita sia di produzione, trascinando all’obsolescenza servizi e figure professionali.

«La crisi pandemica ha impresso un’accelerazione senza precedenti verso nuove forme di lavoro - spiega Gian Paolo Bottanelli, segretario generale della First Cisl Brescia -. Termini quali smart working, digitalizzazione e video conferenze sono di uso comune. E la digitalizzazione è diventata un elemento indispensabile per le banche per non perdere competitività e quote di mercato». Un cambiamento epocale, foriero di opportunità, ma che comporta anche criticità, tra queste il progressivo abbandono dei territori.

La tendenza è inarrestabile: secondo i dati dell’Osservatorio First, a livello nazionale nel 2011 erano presenti 33.607 sportelli, scesi a 29.027 nel 2016, diventati 21.650 nel 2021 (-34,5%). Situazione analoga in Lombardia: le filiali sono passate da 6.606 del 2011 alle 4.263 del 2021 (-35,4%).

I numeri a Brescia

L’emorragia non ha risparmiato la nostra provincia. Secondo le rilevazioni di Palazzo Koch gli sportelli bancari sono passati dai 979 nel 2011 agli 899 al 31 dicembre 2015; il calo più importante si è avuto nel 2018 quando le filiali bresciane sono risultate 754, due anni dopo nel 2020 scendono a 724. Nel 2021 il Bresciano perde altri 41 presidi territoriali toccando quota 683. A segnare i cali più vistosi è naturalmente il Comune capoluogo, che condensa anche il maggior numero di filiali: si passa dai 199 sportelli del 2015, ai 146 di fine 2021; a Lumezzane da 16 sportelli si passa a 11; a Darfo Boario Terme da 14 ai 10; in tenuta Desenzano del Garda che da 26 sportelli passa a 22; Orzinuovi da 10 a 6; Palazzolo da 17 a 13; Rezzato da 12 a 8; Rovato da 19 a 13. Sono 78 infine i Comuni che invece dal 2015 al 2021 non hanno perso sportelli.

«Le grandi banche si orientano sempre più verso un sistema integrato che vede filiali sempre più grandi, frutto dell’accentramento e chiusura delle piccole - spiega Bottanelli -, abbinato ad un servizio di consulenza online a volte fatto di riconversioni professionali degli addetti».

È notizia recente che il gruppo Bper aprirà una filiale digitale a Brescia, mentre Intesa già da tempo ha attivato anche sul nostro territorio degli hub dedicati dove i colleghi non si limitano a rispondere alle esigenze del cliente che contatta il numero verde ma svolgono consulenze a distanza proponendo investimenti, polizze, ecc. Nel 2023 i grandi istituti (tra questi Bper e Intesa) hanno annunciato la chiusura di altri 15 sportelli nella nostra provincia.

Le Bcc

Il Credito Cooperativo, che nella provincia di Brescia occupa circa 1.500 lavoratori, presenta invece dati in controtendenza: in Lombardia, tra il 1996 e il 2020 gli sportelli sono quasi raddoppiati (da 399 a 747), risultato che si inquadra nella tendenza registrata a livello nazionale, che ha visto la presenza delle Bcc salire dal 10,4% al 17,9% del totale e dall’8,5% al 15,9% in Lombardia. «Le banche - conclude Bottanelli - pur essendo imprese, rivestono secondo la Costituzione una funzione sociale. Continuarne a ridurre la presenza sui territori significa anche muoversi in direzione opposta agli obiettivi del Pnrr, che punta invece a chiudere il gap di sviluppo tra le diverse aree del Paese».

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