Dopo l'arraffa arraffa di sportelli, le banche spariscono dai paesi

Tutto cambia, ma - nel nostro piccolo immaginario - la solida presenza della banca di paese era, per così dire, una sicurezza, una copertina linusiana che confermava che sì, tutto cambia, ma la banca stava lì. Poi è arrivato il Covid, prima ancora la tecnologia che distruggeva modalità e lavoro, prima ancora avevamo visto la gran corsa agli sportelli. Uno spettacolo. Ci sono stati anni dove si compravano sportelli all'ingrosso, mica due-tre alla volta: trenta-cinquanta-ottanta pronti a pagarli, come accaduto, anche a Brescia, due-tremilioni l'uno per ritrovarsi con un niente qualche anno dopo con l'arrivo delle nuove tecnologie eccetera. Prima ancora (anni Ottanta-Novanta) un po' tutte le banche avevano preso ad andare fuori: il territorio originario non bastava più, c'erano necessità di diversificare clienti e filiere produttive per - si diceva, e forse era vero - equilibrare i rischi.
Adesso, da qualche anno in verità, cambia la storia. Meno sportelli, anzi meglio se nessun sportello: leggerezza, flessibilità, home banking come minimo sindacale e buonanotte a chi non ci sta. Riflessioni dopo che nei giorni scorsi sono stati resi noti i dati della dislocazione degli sportelli bancari in Italia. In meno di dieci anni sono spariti 12mila sportelli, pare che in 3mila Comuni (sugli 8mila e rotti) non ci sia una filiale: o non c'è mai stata o è stata chiusa.
Nel Bresciano
Fra Brescia e provincia, che pur è zona privilegiata e ad alta intensità di lavoro e ricchezza e risparmi, ci sono 29 paesi senza uno sportello. Effetto della tecnologia e delle nuove abitudini dei clienti, si dice. Può essere, ma non può essere tutto qua. E la consulenza, l'assistenza, la gestione del risparmio, direi persino la funzione civica e pubblica di uno sportello bancario? Tutto al vento?
Posso capire che Irma e Magasa (260 abitanti in due) scontino l'assenza di uno sportello bancario. E ci sono in provincia altre realtà analoghe. Ma, mi chiedo sorpreso, Berzo Inferiore con 2500 abitanti non giustifica proprio uno sportello, anche se piccolo, magari a giorni alterni? E Sellero e Sonico, che passano abbondantemente i mille abitanti, neppure loro uno sportello piccolo piccolo? E Ome, in Franciacorta, che di abitanti ne ha più di 3mila neppure uno sportello si merita?
Ma le banche ovviamente fanno i loro conti e probabilmente giudicano non conveniente andare in certi posti. E per molti aspetti sarà anche così. Ma, secondo me, c'è una più generale miopia che è un po' la stessa che trent'anni fa convinceva le nostre banche ad andare fuori provincia e regione un po' per quel che s'è detto agli inizi ma un po' anche «per prestigio». Vuoi mettere una filiale a Frosinone, vuoi mettere uno sportello ad Aosta...
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Il senso della banca che si espande dimenticando radici ma, soprattutto, trascurando opportunità. Vuoi mettere andare a Milano, far entrare fra i clienti la Fiat (dico per dire). Dopo di che Fiat contratta il suo tasso si prende per intero il plafond che gli hai messo a disposizione e arrivederci e buonanotte al tuo artigianello cliente da una vita. E quindi trascuri i territori, le aree che più conosci, e quindi impoverisci le nostre zone e con questo impoverisci la tua banca.
E questa stessa miopia che oggi ci fa fare i consuntivi appena detti sopra. È tutto un seguire l'onda predominante, siccome le grandi banche sono partite con l'home banking tutte a fare l'home banking, dimenticandosi che ci sono milioni e milioni di uomini e donne che di home banking non ne vogliono sapere. Dirò di più: ci sono banche che invitano i clienti non informatizzabili a cercarsi un altro sportello. Con ciò confermando - ma voglio chiudere senza passare all'insulto - che non serve essere stupidi per fare sciocchezze.
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