Economia

Lavoro e mismatch: la formazione non deve rincorrere ma giocare d’anticipo

All’Ateneo di Brescia tavola rotonda sul lavoro con gli «hr» manager dell’industria bresciana
I partecipanti alla tavola rotonda sul lavoro in Ateneo
I partecipanti alla tavola rotonda sul lavoro in Ateneo
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Il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro sta diventando cruciale anche per la provincia bresciana, dove pure il tasso di disoccupazione resta tra i più bassi, sotto al 4%. Ma il fenomeno si fa sentire anche qui, nella terra manifatturiera per eccellenza, come dimostrano le tante testimonianze rese all’Ateneo di Brescia nella tavola rotonda «Domanda e offerta di lavoro non si incontrano. Quali le cause? E le soluzioni?» con il coordinamento dell’accademico e direttore della Classe di scienze Sergio Albertini. «Un problema che involge aspetti sia quantitativi, sia qualitativi - nota Albertini -. Intanto sull’offerta pesa il rallentamento demografico degli ultimi decenni. Poi tanti giovani e molte donne sono scoraggiati, non si avvicinano al mondo del lavoro. La competitività delle imprese dipende dal capitale umano, ma questo è un mercato speciale, per sua natura mobile e che richiede politiche attive».

I salari

Sotto il profilo quantitativo gravano i salari troppo bassi (il reddito medio lordo di un dipendente è di 20mila euro annui) e non è l’unico elemento di scarsa attrattività: ruoli organizzativi poco gratificanti determinano in parte la difficoltà a coprire i posti vacanti. Occorre attuare «il passaggio da un sistema formativo che rincorre i bisogni correnti delle imprese ad una formazione intelligente e “strategica” anticipatrice dei loro bisogni effettivi».

Persino in Ferali, dove finora il turn over si è mantenuto «fisiologico», le cose «stanno diventando più complesse» riferisce Riccardo Bottoni, hr manager (responsabile personale): «Si inizia ad avvertire una scarsità di risorse qualificate. Le nuove tecnologie impongono la nascita repentina di necessità e noi siamo impegnati nel trattenere i talenti, muovendoci su tre direttrici: sviluppo organizzativo, percorsi formativi, logica progettuale e sistemica nel reclutamento».

Puntare sui servizi atti a garantire il benessere del lavoratore: questa la chiave di volta per Omb Saleri, rappresentata dal titolare Paride Saleri: «Abbiamo investito in un reparto che gestisca le persone, dove operano anche psicologi e un artista e finanziato come abbiamo fatto una academy interna, dove organizzare seminari e corsi aggiornamento. È importante tenere insieme risultato produttivo, rispetto dell’ambiente e delle risorse umane. In tutto questo però - rimarca Saleri - manca il sindacato».

Le soluzioni

Il Gruppo Busi impiega 500 persone e, per reperire candidati anche sui mercati esteri, ha cominciato ad offrire loro la possibilità di un’abitazione. «Rileviamo - osserva l’hr manager Salvatore Vancheri - un ritardo nel sistema scolastico: la formazione gioca una carta importante ed anche aiutare i dipendenti a ricreare un progetto e un senso di appartenenza all’azienda».

Lunga la carrellata dei casi, con l’intervento tra gli altri di Angelica Zamboni dei Centri per l’impiego; Marco Pardo, del Cfp Zanardelli, Omar Bacis rappresentante sindacale di Beretta Armi; Silvia Preti di Cherubini Group. «La pandemia - conclude Cristina Alessi di UniBs - ha accelerato i processi: oggi il lavoratore vuole realizzare un equilibrio tra lavoro e tempi della vita».

Matteo Scarone, Area Manager Lombardia Est di Gi Group, aggiunge: «In Italia 2 aziende su 3 faticano a reperire risorse con competenze adeguate e, secondo l’Osservatorio di Confindustria Brescia di cui siamo parte, il dato nella provincia arriva al 56%. Dall’altra parte, circa 3 milioni di neet e un tasso di occupazione femminile ancora molto basso in alcuni dei settori trainanti dell’economia come Logistica, ICT e Mechanics. Una contraddizione che evidenzia la non sostenibilità del mercato del lavoro. Di fronte a questo scenario, il nostro contributo per rispondere allo skill shortage si concentra su percorsi di orientamento e formazione mirati a implementare le competenze che il mercato richiede, ad esempio con progetti come Women4 che sostiene l’occupabilità femminile superando stereotipi e pregiudizi di genere, o come Academy 100% Employability che avvicina candidati e candidate ai comparti dove c’è maggiore domanda offrendo loro formazione professionalizzante e occupazione, o ancora come il Gi Group Training HUB, luogo sia fisico sia digitale in cui realizziamo a pieno il nostro ruolo di ponte tra scuola e lavoro».

 

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