Famiglie, imprese, lavoro: la manovra che non sceglie

Dopo le prime fasi, diciamo di definizione strutturale dei princìpi guida della manovra, che sono stati condivisi sia con la Ragioneria generale dello Stato sia con i controller di Bruxelles, si è aperto il dibattito nel merito delle azioni che dovrebbero essere concretamente realizzate.
Come prevedibile, il dibattito parlamentare, nei media e tra i cittadini ha iniziato a far emergere una serie di aspetti problematici che le singole azioni, ma soprattutto l’impianto generale della legge di bilancio, evidenziano. Tralasciando la componente comunicativa che vede maggioranza e opposizioni più orientate a lanciare messaggi di impatto piuttosto che ad approfondire nel merito le questioni aperte, possiamo provare a indicare alcuni elementi che meritano un serio approfondimento e una valutazione generale.
Come premessa è bene sottolineare come l’attuale maggioranza non si discosti molto dall’approccio messo in atto dalle maggioranze politiche (quindi figlie di alleanze) del recente passato. L’impianto che si è dato mette in evidenza – andando oltre le dichiarazioni pubbliche – una scarsa capacità di tracciare una linea rossa, diciamo a connotazione politica, che, nel bene o nel male, possa identificare l’azione strategica sottostante all’approvazione di una norma obbligatoria. Dichiarare interventi a favore della famiglia con azioni minime (nel reale impatto) sul fronte fiscale e, nel contempo, rinunciare a interventi importanti nel settore sanitario o nel fondamentale ambito della formazione – non solo rivolta ai giovani, ma anche capace di affrontare il difficile momento di intere generazioni sprovviste delle conoscenze indispensabili per gestire il radicale cambiamento in atto nel mondo del lavoro – non si caratterizza per coerenza.

Difficile anche trovare tracce di politica industriale, pur in presenza di una complessità acuita dalle ultime vicende internazionali. A metà strada tra imprese e famiglie rimane la mancanza di un chiaro orientamento sul lavoro, sia dal fronte imprenditoriale sia da quello dei lavoratori, scontentando tutti.
Sul fronte delle entrate, oltre alla «battaglia» contro banche e assicurazioni di grande impatto comunicativo ma fondamentalmente demagogica, si finisce con il dimenticare quanto sarebbe assai più rilevante spingere queste istituzioni a investire direttamente risorse agevolate verso famiglie e imprese. Un braccio di ferro che rischia, invece, di offrire a banche e assicurazioni il facile alibi delle imposte per non agire come volano del sistema economico e sociale italiano.
Andando oltre la volontà (teorica) di «pacificare» il Paese sul fronte fiscale con l’ennesima rottamazione, si finisce con il rendere ancora più evidente l’inaccettabile situazione che vede l’evasione mantenersi a livelli importanti e i soggetti che le tasse le pagano fare i conti con una pressione fiscale in crescita.
Va poi sottolineato che la storia ci dimostra come tra le cifre ipotizzate nelle manovre del passato e quelle realmente ottenute il gap sia sempre significativo, generando altro debito pubblico. Le entrate reali (a parte la battaglia di facciata sugli affitti brevi che, nella sostanza, conta davvero poco nei flussi di entrata) finiscono per concentrarsi sulle solite accise (gasolio, con un impatto sulle famiglie superiore al risparmio ottenibile dal micro-taglio su quelle della benzina), sulle sigarette e sui consueti impegni di recupero costi da parte dei Ministeri (anche qui da verificare a fine esercizio).
Certo, il Governo ha pochi spazi di manovra, ma decidere di non provare a utilizzarli con scelte – anche orientate da politiche coerenti con l’elettorato che vota i partiti di maggioranza – rischia di portarci, di nuovo, verso momenti difficili e caratterizzati da scarsi margini di azione. I flussi del Pnrr (magari allungati di qualche mese) e l’ipotesi di tassi di interesse stabili non sembrano ancora preoccupare sul piano finanziario, ma fino a quando gli ammortizzatori – famiglie, risparmio, lavoro nero – avranno modo di agire sul fronte sociale?
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