Nel Bresciano persi duemila negozi in 10 anni
Canne di bambù dipinte velocemente sulle vetrine insieme alle scritte «Sfitto n°1», «Sfitto n°2», «Sfitto n°3» e così via fino al 137. Passeggiando in centro storico si è talmente abituati a vedere qualche serranda abbassata da non notarle nemmeno più. Il blitz artistico, realizzato a novembre con vernice lavabile da Freak of Nature, richiama però l’attenzione degli sguardi distratti sui luoghi urbani vuoti. O meglio sulle attività che, per un motivo o per l’altro (troppi costi, mancanza di ricambio generazione, difficoltà col l’organico...), hanno gettato, spesso a malincuore, la spugna portando, negli ultimi due anni, a un saldo negativo di 110 unità.
I numeri di Camera di Commercio
A raccontarlo sono i numeri della Camera di Commercio: a Brescia, nel grande capitolo del commercio al dettaglio (categoria Ateco G47) sono state fotografate 2.525 imprese nel 2023, 2.635 nel 2021 e 2.748 nel 2014. Ampliando l’orizzonte a tutta la provincia emerge che in due lustri sono venute meno quasi duemila insegne: nel 2023 ne sono state contate 11.470, due anni prima 12.069 e dieci anni fa 13.400. Per Confcommercio non si può rimanere a guardare: «La piccola impresa - spiega il presidente provinciale Carlo Massoletti - rappresenta una ricchezza per il tessuto urbano e sociale. La sua vita va semplificata dal punto di vista burocratico. Servono sostegni. Vanno coinvolti e incoraggiati i giovani».
Che il commercio, in un decennio, sia cambiato è sotto gli occhi di tutti: concorrenza dell’online, centri commerciali «ai quali - aggiunge - si è dato troppo spazio portando a un eccesso di offerta», grandi catene alla conquista dei centri storici, costi alti da sostenere... «Bisogna invertire la rotta attraverso driver come la formazione e nuove modalità di vendita. I clienti nei negozi vogliono vivere un’esperienza, che vada ben oltre la soddisfazione di un bisogno», suggerisce Massoletti.
Il piano di recupero
Stringendo il focus sulla città per l’assessore alle Attività produttive Andrea Poli «nonostante le difficoltà che non nascondo, Brescia tiene. L’impatto positivo generato dalla Capitale della Cultura (+25% di fatturato per bar e ristoranti e +6% per i negozi di abbigliamento, secondo i dati del circuito Mastercard) dimostra che le nostre imprese possono alzare lo sguardo e pensare in grande: il loro bacino d’utenza può andare oltre i soli bresciani». È questa la direzione in cui la Loggia intende andare «confermando, per il 2024, l’investimento 2023 nella promozione della città (si parla di 400mila euro, ndr)». Ancora: «L’attività del Distretto urbano del commercio, sostenuta dai fondi di Regione e Comune, continuerà. E siamo al lavoro per stilare un piano quadriennale del commercio che, tra le altre cose, definisca le linee di indirizzo per l’insediamento delle attività nelle varie zone della città. Un piano che dovrà contare sul confronto con le associazioni di categoria».
Quanto, poi, ai locali sfitti, sul tavolo del Comitato di sviluppo economico locale finirà presto una proposta di patto con le proprietà immobiliari: a tal proposito l’assessore Poli cita un «contratto tipo redatto con la Camera di Commercio che possa incentivare, in una prima fase, l’utilizzo degli spazi». Spazi che, in città, «erano 457 nel 2021 e si sono ridotti a 421 nel 2022, vedremo poi i dati del 2024».
I dati di Confcommercio
Qualche numero, per completare la fotografia del commercio a Brescia, ce l’ha fornito Confcommercio. Prendendo in considerazione sottocategorie Ateco leggermente diverse, questi dati non sono confrontabili con quelli (citati prima) della Camera di Commercio. In centro storico l’associazione di categoria ha contato 666 negozi nel 2012 (su un totale di 2.116), scesi a 589 nel 2019 (su un totale di 1.878), a 567 nel giugno 2022 (su un totale di 1.865) e a 523 un anno dopo (su un totale di 1.751).
Interessante è poi l’approfondimento, fornito sempre da Confcommercio, su bar e ristoranti. Rimanendo in centro, i primi sono diminuiti (dai 211 del 2012 ai 180 del 2019 e ai 162 del giugno 2022) per poi crescere e arrivare a quota 171 a metà 2023. I secondi, ossia i ristoranti, sono invece in aumento: nel cuore della città erano 146 dieci anni fa, 188 nel 2019, 197 a metà 2022 e la scorsa estate hanno superato le 200 unità.
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