Il commercio migliora, ma inflazione e debiti rallentano la ripresa
Il peggio è alle spalle, la convalescenza procede e la fiducia nel futuro aumenta; tuttavia, il cammino verso la guarigione completa è ancora lungo e pieno di incognite. Commercio, turismo e servizi tirano un sospiro di sollievo: la seconda metà del 2022 è andata meglio della prima e le aspettative da qui a giugno 2023 restano buone. I riflettori puntati sul settore terziario, 57mila imprese nel Bresciano (il 65% del totale, escludendo le agricole), ci rimandano luci ed ombre.
I ricavi sono cresciuti, ma i margini sono stati erosi dall’inflazione, che rappresenta una delle grandi preoccupazioni insieme agli effetti di lungo termine della pandemia e della guerra in Ucraina, alla carenza di liquidità e alla difficoltà di restituire i prestiti, alla prospettiva che la perdita del potere di acquisto dei consumatori contragga ulteriormente i guadagni. Il settore ha reagito alla crisi. Gli imprenditori bresciani del terziario stringono i denti e si aspettano che l’economia italiana e la loro attività possa migliorare da qui all’estate.
Nel secondo semestre 2022 il 35% delle nostre imprese di settore ha chiesto aiuto al sistema del credito (in crescita rispetto al 31% precedente), il 60% per esigenze di liquidità, il 18% per la ristrutturazione del debito, il 22% per gli investimenti. Una buona notizia quest’ultima, ma nel frattempo il 52% ha deciso di rinviare o di cancellare i progetti proprio per le criticità che abbiamo elencato. Si attendono tempi migliori e soprattutto di maggiori certezze.
L’inflazione
L’aumento dei costi dell’energia e dei fornitori ha penalizzato il settore (con ricadute negative anche sull’occupazione): il 60% delle imprese ha dovuto aumentare i prezzi di vendita (l’85% in proporzione all’aumento dei costi, il resto in misura inferiore), il 74% ritiene che fino a giugno 2023 i ricavi resteranno invariati. Luci ed ombre, appunto.
Quelli elencati sono alcuni dei dati che emergono dall’«Indagine sull’andamento economico delle imprese bresciane del commercio, del turismo e dei servizi», commissionata da Confcommercio Brescia all’istituto di ricerca Format Research e presentata ieri. I dati sono ricavati da un campione di quattrocento interviste.
L’indagine dell’Osservatorio della Confcommercio mette in risalto l’impatto dell’inflazione sui ricavi. Il 30,7% delle imprese ha registrato una variazione degli stessi: il 45,3% ha visto calare introiti e clienti; il 27,7% solo i ricavi; il 27 ha invece aumentato gli incassi.
Le cessazioni
«Gli imprenditori rimasti aperti - ha commentato il presidente di Confcommercio Brescia, Carlo Massoletti - sono più fiduciosi rispetto al luglio scorso, ma i dati sulle chiusure e sulle poche aperture delle imprese del terziario bresciane nel corso del 2022 sono preoccupanti». L’anno scorso, rispetto al 2021, è diminuito il numero delle imprese nuove iscritte (2.559 contro 2.584), mentre è aumentato quello delle cessazioni (da 2.982 a 3.903). «Ci aspettavamo un aumento - ha commentato Massoletti - in relazione anche dell’evento Capitale italiana della cultura; invece il numero delle imprese che ha cessato l’attività l’anno scorso è maggiore rispetto agli scorsi due anni».
I crediti
Un terzo delle imprese che negli ultimi due anni ha ottenuto un finanziamento (il 40,7%) ha avuto difficoltà nella restituzione del credito. Per altro, dicono le imprese, ottenere un prestito dal sistema bancario è diventato più oneroso (per il rialzo dei tassi) e difficile (per le garanzie richieste). La metà delle imprese ritiene necessaria una nuova moratoria quest’anno, così da prorogare la restituzione dei prestiti.
Uno dei dati in chiaroscuro, come abbiamo anticipato, è il freno agli investimenti programmati. Il settore continua a mostrare vivacità e voglia di andare avanti, ma sconta le dinamiche negative della congiuntura. È l’inflazione, soprattutto, a pesare sulle scelte per il futuro. In attesa di vedere cosa accadrà - al di là delle aspettative - nei prossimi mesi.
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