Il Sistema Brescia: «Stato e Regione ci devono aiutare»
«Bisogna che il Governo investa risorse importanti per consentire alle imprese di superare la crisi oppure dovrà metterle per gli ammortizzatori sociali. Ma qualcuno non l’ha ancora capito». Sono parole di Guido Guidesi, assessore regionale allo Sviluppo economico.
«Non ce la facciamo più a sostenere la situazione. Non sappiamo cosa fare. Attenzione, però: se ci fermiamo noi si ferma tutto il Paese». È il monito di Sergio Piardi, presidente del Fai, gli autotrasportatori bresciani. «Ci vogliono notevoli aiuti finanziari, un piano europeo di rilancio». È l’opinione di Roberto Saccone, presidente della Camera di Commercio.
In primo piano l’emergenza energetica, con il rincaro di gas e carburanti, e la carenza delle materie prime. Dopo la pandemia, è arrivata la guerra in Ucraina, che sta mettendo alla corda la nostra economia. È stato il tema centrale del confronto moderato dal nostro direttore Nunzia Vallini, ospitato ieri pomeriggio nella Sala Libretti del GdB per il ciclo Il Filo delle Idee. Al tavolo Guido Guidesi, in platea i rappresentanti delle associazioni di categoria bresciane che fanno riferimento al suo Assessorato.
Sistema
Domande e risposte per raccogliere le richieste del mondo produttivo ed informare sulle azioni che la Regione sta oppure intende attuare. Partendo da una convinzione: «Se la Lombardia farà sistema - parole di Guidesi - saremo in grado di migliorare tutti, perché useremo potenzialità ancora inespresse». Brescia, intanto, sta facendo la sua parte, come testimonia la presa di posizione unitaria dei giorni scorsi.
In questi mesi, ha sottolineato l’assessore, la Regione si è mossa soprattutto in due direzioni. Da una parte ha chiesto al Governo di intervenire «per calmierare il costo dell’energia e favorire lo sviluppo delle rinnovabili». La risposta, in termini di risorse, viene però giudicata «insufficiente». Dall’altra parte, «attraverso Finlombarda, Confidi, le banche, lavoriamo - parole dell’assessore - per aiutare le aziende, modificando anche gli strumenti del credito. Essi devono essere flessibili e veloci, secondo le esigenze delle imprese, che vanno messe in grado di proseguire l’attività».Se si ferma la Lombardia, commenta Guidesi, «si ferma l’Italia, ma sembra che a Roma non tutti l’abbiano capito». Guidesi riferisce un dato: per compensare imprese e famiglie lombarde del caro energia servirebbero 16 miliardi. Che la Regione non ha (il suo bilancio è di 22, in massima parte per la sanità). «Ma possiamo fare lo stesso tanto per sostenere le imprese», dice Guidesi. Proseguiranno i finanziamenti per l’efficientamento energetico, per patrimonializzare le piccole e medie aziende, per sostenere l’imprenditorialità giovanile.
Le azioni
Di recente è stata varata la legge per le Comunità energetiche (soggetti pubblici e privati possono produrre energia verde per l’autoconsumo e la distribuzione fra gli altri soci), mentre è in corso la mappatura delle aree dismesse da trasformare in parchi per le rinnovabili. «Stiamo lavorando molto anche per accompagnare l’arrivo di nuovi investimenti in Lombardia, facendo rientrare pezzi di filiere che avevano delocalizzato oppure che ci mancano».
Per rendere attrattiva la nostra regione, tuttavia, «servono tempi rapidissimi di risposta agli investitori» e l’aiuto della leva fiscale. Inoltre, bisogna continuare «a promuovere l’internazionalizzazione delle filiere presenti: sono ancora troppo poche le aziende lombarde che non sviluppano il loro potenziale all’estero». In questo senso, «la Regione può dire la sua in Lombardia e anche a Roma con il Governo».
Un accenno anche alle ricadute della transizione ecologica sull’automotive. «Non vogliamo cambiare gli obiettivi della decarbonizzazione, ma dobbiamo poter essere noi a decedere come arrivarci. Non c’è solo l’elettrico. Sì alla neutralità tecnologica per tutelare aziende e occupazione».
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