Economia

Beretta: «Caro energia mette a rischio la produzione in Italia»

I prezzi sono saliti alle stelle con la guerra in Ucraina. Il presidente di Confindustria Brescia: «Costruire nuovo modello energetico»
Il presidente di Confindustria Brescia Franco Gussalli Beretta - © www.giornaledibrescia.it
Il presidente di Confindustria Brescia Franco Gussalli Beretta - © www.giornaledibrescia.it
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Il caro energia, esacerbato dalla guerra in Ucraina, mette a rischio la produzione industriale in Italia. A lanciare l’allarme è Franco Gussalli Beretta, presidente di Confindustria Brescia, a fronte dell’impennata del prezzo unico nazionale dell’energia (Pun, ieri a 362,73 euro/MWh) e di quello del gas (165 euro/MWh).

«Siamo consapevoli della drammaticità della situazione che stiamo vivendo. Purtroppo, però, le conseguenze non sono solo di tipo umanitario: con gli attuali costi dell'energia, legati appunto alla crisi russo-ucraina, è a rischio la produzione del nostro Paese, e di conseguenza numerosi posti di lavoro - spiega Gussalli Beretta -. Il Pun, in particolare, ha toccato livelli mai raggiunti prima. Il problema è che, rispetto alle precedenti tensioni energetiche, siamo entrati in una fase nuova, legata a un conflitto e quindi dagli sviluppi ancor meno prevedibili».

Secondo Beretta è perciò «necessario adottare alternative in grado di guardare oltre alla fase emergenziale e di costruire un nuovo modello energetico nazionale e comunitario - prosegue il Presidente di Confindustria Brescia -. Diventa fondamentale aumentare drasticamente nei prossimi anni la quota di gas naturale liquefatto via mare, diversificandone al massimo i Paesi di provenienza, e con impianti offshore di arrivo».

E aggiunge: «Va inoltre potenziata la quota strutturale di energia da rinnovabili riservata alle imprese e, allo stesso, è auspicabile una sburocratizzazione per velocizzare tale processo, con cui si può generare una quota rilevante di fabbisogno energetico in sostituzione al gas.

In più, serve arrivare a un forte aumento dell'estrazione delle riserve nazionali di gas che superi il limite di 2 miliardi di metri cubi annui attualmente definiti dal Governo. Il tutto va infine integrato con la nascita di un vero mercato europeo dell'energia» .

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