Economia

Guidesi: «Filiera auto da tutelare, all'elettrico gradualmente»

L’assessore regionale allo Sviluppo economico: «Dalla Regione pacchetto da 460 milioni a sostegno dell’economia»
L'assessore lombardo allo Sviluppo economico Guido Guidesi - © www.giornaledibrescia.it
L'assessore lombardo allo Sviluppo economico Guido Guidesi - © www.giornaledibrescia.it
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La Lombardia come una grande «casa delle idee», dove i giovani lombardi, ma non solo, possano dare vita a progetti innovativi e vincenti, da trasformare in opportunità di lavoro. È l’obiettivo accarezzato da tempo dall’assessore allo Sviluppo economico Guido Guidesi. È anche questo lo spirito che sottende al pacchetto economico da 460 milioni a sostegno della ripresa varato da Regione Lombardia.

Le misure, sei in tutto, in parte già avviate, hanno come obiettivo di incentivare la nascita di nuove imprese sul territorio, dare ristoro ha chi ha sofferto di più nel corso della pandemia, sostenere le filiere strategiche nelle transizione accompagnandole nel processo di internalizzazione e incoraggiarle nel processo di patrimonializzazione.

«Dopo la fase dell’emergenza pandemica abbiamo varato nuovi strumenti, mettendo in campo tutte le risorse a nostra disposizione per creare moltiplicatori di investimenti».

Cosa intende per moltiplicatori di investimenti?

«Abbiamo cercato di rispondere ad una effettiva urgenza che accomuna grandi e piccole imprese: ovvero la liquidità. La misura più cospicua, da 300 milioni, è destinata allo sportello Credito Adesso Evolution, per sostenere le imprese ed i liberi professionisti, garantendo l’accesso al credito in tempi rapidi, riducendo il pricing dei finanziamenti. Ma a questa abbiamo aggiunto altri 60 milioni a disposizione dei Confidi».

Che effetto si attende con questa operazione?

«Si tratta di una garanzia regionale gratuita che copre il 100% di ogni singolo finanziamento: iniettiamo nel sistema produttivo prestiti di piccolo taglio, fino a 20mila euro, con un contributo a fondo perduto pari al 10%, utili sia per la liquidità sia in fase di investimento. La misura farà da moltiplicatore, a beneficiarne non sarà solo l’azienda che riceve il finanziamento, ma di tutto il sistema economico lombardo».

La produzione industriale lombarda è in crescita, l’export è dinamico, ma il nostro tessuto economico sembra perdere qualche pezzo: le multinazionali se ne vanno.

«Non sono d’accordo, nei mesi scorsi abbiamo fatto un lavoro di sistema e sulla scia del bando ActrAct, la Regione ha gestito nell’ultimo anno i dossier di una quarantina di aziende provenienti da diversi Paesi esteri confermando la Lombardia come la regione più attrattiva d’Italia. Questo ha consentito interventi specifici e cospiqui di rigenerazione urbana di siti dismessi da tempo. Un percorso iniziato con le camere di commercio estero che ci consente di avere un rapporto diretto con potenziali investitori. In quest’ottica si inseriscono anche i 75 milioni del progetto Arest (Accordo rilancio economico, sociale territoriale ndr) che premiano i programmi di rilancio socio-economico per infrastrutture e servizi».

I cancelli della Timken di Villa Carcina - © www.giornaledibrescia.it
I cancelli della Timken di Villa Carcina - © www.giornaledibrescia.it

E il caso Timken?

«Il lavoro fatto sulla Timken insieme a Confindustria Brescia e i sindacati va in questa direzione. Se l’obiettivo è cercare di industrializzare è evidente che tutto il sistema dell’attrattività che abbiamo messo in piedi sarà molto utile per la riconversione».

Con la transizione ci sono filiere strategiche come quella dell’automotive che si accingono ad attraversare una fase complicata. Cosa intende fare la regione?

«La preoccupazione degli imprenditori dell’automotive è la nostra preoccupazione. Non mettiamo in discussione gli obiettivi della transizione ecologica, ma non condividiamo come arrivare a questi obiettivi. Mi spiego, mettiamo in discussione la neutralità tecnologica per raggiungere quei traguardi. Le aziende della componentistica lombarda per l’auto devono poter fare ricerca, devono poter innovare, fare progetti per accompagnare la transizione ecologia tutelando - sotto il profilo occupazionale, sociale e produttivo - l’intera filiera».

Niente motore elettrico allora?

«Non direi niente motore elettrico, ma neutralità tecnologica. Mi chiedo: siamo certi che un’auto elettrica nel suo ciclo di vita, compreso lo smaltimento della batteria, sia meno impattante dal punto di vista ambientale di un motore endotermico diesel di nuova generazione, che con la ricerca potrebbe arrivare ad emissioni zero? Nessuno è in grado di rispondere a queste domande oggi. Ma se c’è questa possibilità dobbiamo lavorarci per tutelare il comparto automotive».

Capitolo Pnrr. Brescia si sta muovendo, Confindustria ha chiamato a raccolta il sistema. Cosa ne pensa?

«Il Pnrr è una grande occasione, ma ancora non è chiaro come le risorse si mettono a terra. Riteniamo fondamentale il coinvolgimento delle regioni e dei territori. Ma siamo in attesa che il Governo chiarisca il metodo della messa a terra dei progetti: bandi, credito d’imposta. La Regione Lombardia sotto il profilo progettuale è avanti, abbiamo presentato una bozza già nel 2020. Confidiamo in un maggior coinvolgimento del Governo».

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