Frutta fresca: consumi in ripresa, ma produttori sempre più in affanno

Estate tempo di frutta. Anche nel Bresciano, pur non essendo attività al top dell’agricoltura, non mancano produzioni di qualità. E con questo ferragosto i consumi di frutta fresca hanno conosciuto una buona ripresa rispetto allo scorso anno.
In provincia le aziende frutticole sono 295 e quasi il 14% vede i giovani impegnati nella conduzione per un totale – del settore ortofrutta – pari a più di 40 milioni di euro di fatturato. Rispetto al 2024 la superficie dedicata alla produzione di frutta fresca nella nostra provincia resta costante rispetto all’anno precedente, con 318 ettari, che corrispondono all’8% della superficie totale della Lombardia.
Il raccolto
La produzione prevalente è costituita da kiwi, mele, pesche, cui si affiancano alcuni prodotti tipici come il caco di Collebeato. Le principali specie in produzione – pomacee, drupacee e kiwi – restano stabili rispetto al 2023. Non sono poi da dimenticare produzioni particolari come l’arancia amara del Garda, il cedro ed il limone del Garda. Allargando la visuale rimangono importanti i piccoli frutti e la frutta secca che raggiunge – sempre nel bresciano una superficie di 385 ettari, per lo più dedicati a castagne e marroni, che costituiscono il 90%.
Questi prodotti hanno un impatto significativo sulla superficie regionale dedicata alla frutta secca, rappresentando circa il 28%. La frutticoltura però si trova in generale ad affrontare sfide sempre più complesse, con ripercussioni dirette e profonde sulla produzione e sulla competitività del settore. Il cambiamento climatico in primis, oltre a ridurre le rese, sta favorendo il proliferare di insetti alieni e parassiti, aggravando ancora di più i problemi fitopatologici alle colture.
Lo scenario
Secondo un’elaborazione di Confagricoltura su dati Istat, negli ultimi cinque anni le superfici investite nel nostro Paese sono diminuite: -23% pere, -11% pesche, -8% nettarine, -7% albicocche, -6% kiwi e susine. Per quanto riguarda l’andamento delle produzioni primaverili, quest’anno le fragole hanno risentito del clima variabile, con periodi di siccità seguiti da piogge intense che hanno influito negativamente sulla qualità dei frutti, con una domanda non brillante rispetto all’offerta.
Fase calante anche per le ciliegie, che a maggio hanno avuto un’impennata dei prezzi sui mercati delle regioni vocate alla produzione. Procede invece a buon ritmo la commercializzazione delle angurie; il caldo ha favorito anche la campagna dei meloni di ottima qualità rispetto allo scorso anno. In ripresa il mercato delle albicocche: poco prodotto, ma buono. Quotazioni favorevoli per pesche e nettarine a calibro grande, più richieste dal consumatore.

Anche per queste ultime, minore quantità a fronte di una buona qualità. Un segmento che sta crescendo rapidamente, anche nelle nostre valli, è quello dei piccoli frutti – mirtilli, lamponi e more – che hanno registrato un aumento del 52% nei primi tre mesi del 2025 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sono diventati popolari tra i giovani grazie alla quarta gamma, che offre snack pronti all’uso, veloci e salutari in ogni momento della giornata e dopo lo sport.

Il trend complessivo mostra dunque timidi segnali di ripresa dei consumi. Ma i produttori italiani sono sempre più in affanno soprattutto per mancanza di manodopera e per la necessità di accelerare sulle nuove tecniche genomiche e promuovere investimenti in ricerca e innovazione per produrre colture resistenti al clima e ai parassiti, con alti standard qualitativi così da soddisfare una domanda al consumo in ripresa proprio grazie all’estate.
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