Economia

Direttiva emissioni, fiato sospeso per l'industria della Lombardia

Il 75% della produzione della pianura Padana rischia il taglio. La testimonianza dell'imprenditore Elia Mondini
Inquinamento a Milano - © www.giornaledibrescia.it
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Ridurre significativamente le emissioni di inquinanti atmosferici per il raggiungimento del goal «inquinamento zero», che l’Unione europea ha fissato per il 2050. È questo l’obiettivo della proposta elaborata dalla Commissione europea per una nuova direttiva sulla qualità dell’aria, pubblicata lo scorso 26 ottobre, che dovrà superare e unificare le due direttive attualmente in vigore, ovvero la 2008/50/Ce e la 2004/107/Ce.

Il documento definisce nuovi standard di qualità dell’aria, maggiormente in sintonia con le raccomandazioni fornite dall’Organizzazione mondiale della sanità per i principali inquinanti nelle Linee guida pubblicate a settembre 2021. Un aggiornamento che per l’Oms si era reso necessario alla luce dei numerosi studi che dimostrano gli effetti negativi sulla salute provenienti anche da bassi livelli di inquinamento atmosferico.

Cosa prevede

Ma quale sono, in sintesi, le novità introdotte nel testo? La direttiva indica gli obiettivi intermedi per l’anno 2030 e prevede poi un processo di progressivo allineamento con le linee guida dell’Oms entro il 2050. I parametri riguardano in particolare nuovi limiti per le medie giornaliere di polveri sottili (Pm10 e Pm2,5) e biossido di azoto presenti nell’aria. Si impone una riduzione progressiva dell’esposizione media della popolazione al Pm2,5 e al biossido di azoto, che, entro il 2030, dovrebbe essere pari al 25% rispetto al valore dell’indicatore di esposizione medio del 2020.

Si aggiungono poi soglie di allarme anche per l’esposizione a breve termine a livelli particolarmente alti di particolato atmosferico, oltre a quelle già esistenti per il biossido di azoto e il biossido di zolfo. In sostanza, il target è la riduzione entro il 2030 di almeno il 55% degli impatti sulla salute dell’inquinamento atmosferico (quantificati in termini di diminuzione dei decessi prematuri attribuibili all’esposizione) e del 25% di quelli sugli ecosistemi; obiettivi perseguibili solo a condizione di limitare ancora le emissioni dei principali inquinanti.

La proposta di direttiva interviene anche in materia di informazione e sanzioni in caso di inottemperanza degli obblighi. È contemplata, comunque, la possibilità per uno Stato di posticipare il rispetto dei limiti, una volta per un massimo di 5 anni, nel caso in cui le condizioni di una determinata zona o agglomerato lo rendano oggettivamente più difficile.

Pro e contro

Il testo attualmente sottoposto a negoziati sta suscitando una serie di polemiche e un’accesa discussione tra chi la sostiene e chi, invece, è critico verso la sua realizzazione. Il dibattito coinvolge molto da vicino il territorio in cui siamo immersi, la pianura Padana. Area tra le più inquinate d’Europa, deve tale primato soprattutto alla peculiare conformazione orografica: Alpi e Appennini costituiscono una di barriera, che ferma il vento e fa ristagnare le sostanze.

C’è chi sostiene che sia impossibile rispettare la direttiva soltanto con misure tecniche poiché, secondo l’Agenzia protezione ambiente della Lombardia (Arpa), dovremmo eliminare nei tempi previsti il 75% delle auto, il 60% degli allevamenti (esclusi però dalle aziende che dovranno sottostare alla legge), il 75% delle caldaie a metano e il 75% della intera produzione industriale; dovrebbero, in pratica, chiudere tre fabbriche su quattro.

La testimonianza dell’imprenditore

«Non sono assolutamente contro i contenuti di questa legge, che ritengo più che corretti, ma trovo delle criticità nella metodologia e nelle tempistiche, oltre che sul fatto vadano differenziati a seconda delle zone d’Europa». Il punto di vista è quello dell’imprenditore, Elia Mondini, titolare della bresciana Zima che si occupa di ossidazione d’alluminio, ovvero un trattamento superficiale che garantisce una vita molto più longeva e un aumento delle performance del metallo impiegato nei più svariati settori.

«La lavorazione galvanica - spiega Mondini -, avviene in vasche contenenti acido solforico ed acqua, ciascuna delle quali richiede delle cappe di aspirazione; l’aria viene purificata e rimessa in atmosfera tramite un camino. Anche noi, come molte altri, puntiamo a minori emissioni di particelle nocive e stiamo lavorando per questo; negli ultimi 10 anni, ogni azienda ha fatto passi avanti e le polveri sottili sono state notevolmente ridotte». L’obiettivo di un’aria pulita e un futuro più green è comune, sottolinea l’imprenditore, ma è necessario procedere con gradualità e, soprattutto, diversificare l’applicazione a seconda delle caratteristiche dei territori.

«Io sono giovane, ho figli piccoli ed è ovvio che voglio consegnare loro un ambiente migliore. Ma bisogna trovare una via di mezzo e una strada più intelligente per consentire ad un’azienda di andare in quella direzione, non mettere con le spalle al muro. Dovrei diminuire il 75% del mio lavoro, lasciando al contempo a casa persone che hanno famiglia: scelte fatte in maniera perentoria possono risultare insostenibili».

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