Copan, il riassetto riporta l’utile: «Ma coi dazi serve accelerare»

Per il momento il virus West Nile non ha fatto scattare alcun allarme pandemico. Dopo la drammatica esperienza del Covid, il mondo convive con altre emergenze sanitarie, seppure agli onori delle cronache attualmente si siano guadagnati più spazio i tragici conflitti sorti per motivi estranei al perseguimento del benessere fisico. Per di più, le guerre in Europa e Medio Oriente hanno di nuovo alterato lo scenario geopolitico internazionale, generando ulteriore preoccupazione sui mercati.
«Operiamo su scala globale e le confermo che si percepisce uno stato di incertezza diffusa», conviene la presidente di Copan, Stefania Triva. Il gruppo cittadino, che fin dall’inizio ha avuto un ruolo in prima linea nella lotta al Coronavirus, producendo i tamponi con cui è stata tracciata la malattia, è stato recentemente costretto ad avviare un importante piano di riorganizzazione per riassestarsi a uno scenario sociale ed economico mutato rispetto a cinque anni fa.
Il nuovo piano strategico di Copan è stato intrapreso nel 2024 ed è stato costruito tenendo conto innanzitutto del contenimento del Covid e dell’ineludibile riduzione della domanda di tamponi; della dimensione internazionale ormai assunta dalla società e, infine, della futura richiesta di prodotti e servizi.
A distanza di dodici mesi, i risultati raccolti dalla famiglia Triva sono appaganti: le vendite sono salite da 262,19 a 269,3 milioni di euro; il Margine operativo lordo è cresciuto da 20,27 a 47,38 milioni e il bilancio è tornato in utile per 20,05 milioni, a dispetto della perdita riportata nel 2023 per 15,62 milioni. Nello stesso arco temporale, la Posizione finanziaria netta è passata da una disponibilità di 110,3 a 134,2 milioni. «È stato un processo di riorganizzazione importante, ma non è ancora terminato - sostiene la presidente Triva -. Ora dobbiamo considerare anche il "peso" che avranno i dazi imposti dal presidente Usa Donald Trump, senza trascurare la contestuale svalutazione del dollaro». In altre parole: «Dobbiamo accelerare il nostro progetto», ammette l’imprenditrice.
Il punto
Anche se i numeri del primo semestre sono in linea con quelli del 2024, in Copan pare abbiamo già messo in atto alcune contromisure alle mosse del taycoon di Mar-a-Lago. Va premesso che il gruppo bresciano ha avviato da diverso tempo alcune linee produttive in California, a Puertorico e a Shanghai, che consentiranno una prima «elusione» delle tariffe. «Tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2026 inizieremo anche la costruzione di un sito in Vietnam, che probabilmente sarà operativo dal 2027», aggiunge Stefania Triva, rivelando contemporaneamente due obiettivi: «Il rafforzamento e l’ottimizzazione dei processi in America e il potenziamento della produzione nell’area Asia Pacific».

Questi interventi strategici, va specificato, riguardano l’attività relativa ai prodotti «consumabili», i famosi tamponi. «Per ciò che concerne la divisione "automazione", ossia dei sistemi automatici di analisi dei campioni microbiologici - continua la presidente - stiamo ancora crescendo e siamo meno preoccupati. La produzione rimarrà concentrata in Italia».
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