Confindustria, Orsini chiede «azioni forti» e rilancia sul nucleare

Sono le priorità delineate da Emanuele Orsini, presidente nazionale di Confindustria, che ha chiuso oggi il 54esimo convegno dei Giovani Imprenditori a Rapallo
Emanuele Orsini, presidente di Confindustria © www.giornaledibrescia.it
Emanuele Orsini, presidente di Confindustria © www.giornaledibrescia.it
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Azioni «forti» e «subito», a partire da un piano da 8 miliardi in tre mosse per convincere le imprese a investire. E poi «correre velocemente» sul nucleare, che non può essere «un tema politicizzato», perché il grande tema oggi è l'incertezza, compresa quella energetica. Sono le priorità delineate da Emanuele Orsini, presidente nazionale di Confindustria, che ha chiuso oggi il 54esimo convegno dei Giovani Imprenditori a Rapallo. «Oggi il vero tema è l'incertezza – esordisce Orsini –. In questi scenari di incertezza è ovvio che le nostre imprese sono in difesa e guardano gli investimenti con attenzione. Oggi chiedere di investire è come se chiedessimo a un cassintentegrato di comprare un'auto nuova. Bisogna dare un overboost perché tornino a investire».

Automotive

Sull'automotive «abbiamo fatto un disastro – punta il dito Orsini –. Il primo nostro prodotto abbiamo detto che non lo vogliamo più produrre. Io non sono contro l'auto elettrica, io sono contrario a eliminare tecnologie per norma. La cessione dei crediti di carbonio nasce su ragionamenti nobili, ma se diventano speculazioni non funzionano. Non è questa l'Europa che ci aspettiamo».

Le proposte per dare un «overboost» alle aziende si articolano su tre azioni: «Prendiamo i fondi di coesione, rimoduliamo pezzi di quote del Pnrr, velocizziamo i contratti di sviluppo, perché non si può pensare che per fare un'istruttoria servano due anni e mezzo o tre. Abbiamo proposto un piano da 8 miliardi utilizzando queste tre vie per dare spinta agli investimenti ed essere più performanti. Lo abbiamo dimostrato post Covid: le nostre imprese erano pronte, erano trasformate, hanno saputo aumentare la produttività del 20%».

Poi, in vista dell'incontro coi sindacati del 26 giugno: «Non li ho visti di fianco a noi in Europa a proteggere le nostre imprese su temi fondamentali come l'automotive, la mancanza di competitività. Siccome difendiamo imprese, quindi lavoro e famiglie, mi auguro che su questi capitoli centrali per tutti il sindacato sia con noi».

Energia

Tornano a crescere le preoccupazioni per l'energia, soprattutto dopo l'escalation in Medio Oriente. E allora il presidente degli industriali dalla Liguria lancia un appello chiaro: «Basta dire no al nucleare. Serve essere veloci, se partiamo oggi saremo pronti in sette anni. Se diventa politicizzato diventa un problema, è responsabilità sociale anche dei partiti dire che quella è la via. Ci sono capitoli in questo Paese in cui o si va tutti insieme o non si faranno»

Sulla guerra Israele-Iran lancia un appello Matteo Renzi, ultimo leader politico a intervenire alla due giorni di Rapallo: «Il problema mi sembra un pochino più grave del costo dell'energia, in questo nuovo disordine mondiale che caratterizza ormai il pianeta da qualche anno – ha affermato il leader di Italia Viva –. Da un lato c'è il diritto sacrosanto di Israele a difendersi, ad esistere, a evitare che una bomba nucleare distrugga l'esperienza di Israele. Dall'altro c'è il tema di come affrontare la minaccia nucleare iraniana, perché l'escalation militare rischia di produrre effetti opposti, vale a dire accelerare della direzione sbagliata. Occorrerebbe la politica, la diplomazia internazionale. Vedo un'Europa debole, un'Italia debolissima e vedo anche una mancanza di leadership da parte delle potenze che dovrebbero oggi giocare un ruolo diverso. Naturalmente quello che noi richiamiamo è il principio dei due stati e due popoli, per quello che riguarda Israele e Palestina, e di un Iran che sia finalmente libero dalla dittatura degli ayatollah».

Sole e vento

In tema di energia, a proporre la sua ricetta è Roberto Tasca, presidente di A2A, che avverte: «Se vogliamo raggiungere una sicurezza nell'immediato, l'unica cosa che possiamo fare è utilizzare i mezzi che abbiamo a disposizione, in particolare sole e vento». Il modello è quello della Spagna che «oggi ha il costo di produzione dell'energia più basso in Europa, con lo stesso sistema di mercato. La Spagna ha una quota limitata di nucleare, noi abbiamo rinunciato al nucleare negli anni Ottanta, però la Spagna ha raggiunto i costi più bassi di produzione dell'energia».

Di certo le sirene sul fronte orientale non lasciano tranquilli: «La nostra autonomia energetica è messa ancora alla prova. È chiaro che la sostituzione del gas con lo spegnimento della Russia e la sostituzione progressiva di Algeria e Azerbaigian oggi ha un ulteriore elemento di problematicità: la fornitura dalla Libia si sta spegnendo e quello che sta accadendo in questi giorni sicuramente non alimenterà ulteriormente le forniture di Gnl che sono sostanziali per i nostri approvvigionamenti».

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