Confindustria, l’incertezza pesa su elettricità , dazi e fisco

Energia, burocrazia, fisco. Tre grandi temi per le imprese, tutti accomunati da un unico denominatore: l’incertezza. Quella sensazione del non sapere come sarà domani il mercato, «considerato anche che ogni giorno ci si sveglia e si parla di alzare o abbassare le tariffe», è che per il presidente italiano di Confindustria Emanuele Orsini è la vera nemica delle imprese. Eppure da viale dell’Astronomia una proposta, un «Piano industriale» come è stato ribattezzato, è arrivato.

Le riflessioni

«Quello che abbiamo presentato nel corso dell’assemblea nazionale è una visione da qui a tre anni pensata per un rilancio vero dell’economia» ha detto. A partire dall’energia. «Come si può pensare di essere competitivi e attrattivi per l’estero se i costi sono così alti? – si è domandato amaramente –. In questo senso stiamo lavorando in tre direzioni. La prima è la quota di energia degli impianti rinnovabili arrivati a fine incentivazione da destinare alle aziende. La seconda invece guarda all’idroelettrico, con il 30% che dovrebbe essere garantito alle realtà produttive a prezzi più sostenibili». Infine si rivolge «all’energia acquistata dal Gse con contratti a lungo termine. Stiamo lavorando e spero nei prossimi giorni di arrivare a una soluzione». 

Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it

Anche perché ieri mattina lo stesso Orsini era al tavolo con una grossa azienda del settore «e lo stesso governo ha accolto il nostro invito sul disaccoppiamento». Ma come detto l’incertezza pesa anche quando si parla di burocrazia, «costa al nostro Paese 78 miliardi all’anno», di fisco, «sul quale servono misure a lungo termine», e di dazi. «Con gli Stati Uniti ci può essere una negoziazione, sia sull’acquisto di armi sia sul tema energetico sia sulle tasse alle Big Tech – le sue parole –. Nel frattempo però ci dobbiamo aprire a nuovi mercati: come facciamo ad essere ancora fermi sull’accordo col Mercosur (l’organizzazione dei Paesi del Sud America ndr)?». Anche perché, la chiosa finale, dal Giappone al Canada, dall’India alla Corea, ovunque andiamo siamo in grado di vendere le nostre merci meglio dei nostri vicini europei».