Economia

Confindustria: cinque nomi in pole per la presidenza

Solo dopo il 23 gennaio la commissione inizierà a «pesare» le candidature. Nuovo presidente a maggio
Corsa a cinque per la presidenza di Confindustria - Foto © www.giornaledibrescia.it
Corsa a cinque per la presidenza di Confindustria - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Partita ancora aperta per la prossima presidenza di Confindustria con la scadenza del voto di designazione di fine marzo che si avvicina e con cinque industriali che stanno sondando il consenso. Con cinque possibili candidature, appare al momento naufragato il tentativo di rimarginare vecchie fratture e far convergere il voto su un candidato unico. Il clima è sereno in via dell’Astronomia, lontano dal momento in cui si potrebbe delineare una «sfida a due» e si potrebbero così accendere gli animi come nelle ultime due tornate chiuse al fotofinish, con Confindustria divisa in due da una manciata di voti, quando nel 2012 Giorgio Squinzi ha superato Alberto Bombassei (93 a 82) e nel 2016 Vincenzo Boccia - è prevalso su Alberto Vacchi (100 a 91).

Bonomi. Mai confermata ufficialmente, la possibile candidatura del leader di Assolombarda Carlo Bonomi è data per scontata ormai da lungo tempo: l’ampio anticipo con cui è circolato il nome lo ha reso l’avversario su cui prendere le misure. Guida la principale associazione territoriale (Milano, Lodi, Monza, Brianza e, con la fusione di pochi giorni fa, ora anche Pavia): nato a Crema nel 1966, è imprenditore del biomedicale, presidente di Synopo.

Pasini. La discesa in campo del presidente di Aib (e del colosso siderurgico Feralpi che gli garantisce un profilo industriale «doc») Giuseppe Pasini sembra aver diviso gli imprenditori lombardi. Resta tra i profili che sulla carta hanno le maggiori chance per la corsa finale. Pasini classe 1961, ha alzato il velo sulla candidatura già a settembre innescando qualche malumore per il mancato rispetto delle liturgie confindustriali.

Mattioli. C’è grande attenzione, poi, sull’attuale vicepresidente Licia Mattioli che si è ritagliata un impegno, apprezzato, sul fronte dell’internazionalizzazione delle imprese e l’attrazione di investimenti esteri. «Ha una forte esperienza, è una donna, è volitiva, potrebbe bene interpretare i cambiamenti che Confindustria dovrà affrontare», dice di lei il presidente di Confindustria Piemonte, Fabio Ravanelli. Classe 1967, nata a Napoli ma torinese d’adozione, guida la Mattioli Gioielli.

Orsini. Emiliano, classe 1973, azienda di famiglia nel settore delle strutture in legno (la Sistem Costruzioni), anche Emanuele Orsini è accreditato tra le candidature in cantiere. In Confindustria è visto come possibile outsider: si è guadagnato visibilità e simpatie passando per l’ascesa, nel 2017, al vertice della federazione FederLegnoArredo.

Illy. La quinta possibile candidatura, anche in questo caso non confermata né smentita, ha il richiamo del forte brand di una grande azienda di famiglia: è quella del triestino Andrea Illy, classe 1964, presidente della Fondazione Altagamma, che già con il suo libro «Italia felix. Uscire dalla crisi e tornare a sorridere» punta a ritagliarsi spazio in un dibattito per un «progetto Paese». A fine gennaio verrà eletta la commissione dei «saggi» che verificheranno le auto-candidature e sonderanno il clima nel sistema. A fine marzo il voto del Consiglio Generale a maggio l’elezione in assemblea.

 

 

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