Confagricoltura Brescia in Argentina: «La sfida è coniugare sostenibilità e produttività»

Gabriele Colleoni
Tra cambiamenti climatici e proteste antiPac: bilancio della visita di Confagricoltura Brescia in Argentina
I dirigenti di Confagricoltura Brescia al ghiacciaio Perito Moreno © www.giornaledibrescia.it
I dirigenti di Confagricoltura Brescia al ghiacciaio Perito Moreno © www.giornaledibrescia.it
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L’eco delle iniziative di protesta del mondo agricolo europeo ha varcato l’Atlantico accompagnando l’ultima parte del viaggio in Argentina della delegazione di Confagricoltura Brescia. Le rivendicazioni degli agricoltori europei contro il Green Deal varato dalla Ue chiamano ad una riflessione più generale sulla sostenibilità e sulle sfide poste dai cambiamenti del clima all’agricoltura sul pianeta proprio mentre i rappresentanti bresciani sono in visita al Parque de los Glaciares in Patagonia.

Qui gli effetti delle alterazioni meteorologiche si possono toccare con mano, nel ritrarsi accelerato che i grandi ghiacciai delle Ande meridionali registrano da tempo, mentre lo scorso anno l’Argentina ha conosciuto una devastante siccità che ha quasi dimezzato le produzioni agricole. Una sfida, quella del clima, che accomuna l’agricoltura sulla due sponde dell’Atlantico, e che si incrocia con le rivendicazioni degli agricoltori europei in fatto di politica agricola dell’Unione.

Visione globale

«Per battere i cambiamenti climatici, il problema non può essere visto a livello di singoli paesi, ma nel suo complesso» rileva il presidente di Confagricoltura Brescia, Giovanni Garbelli sulla via del ritorno dal più famoso ghiacciaio patagonico, quello del Perito Moreno.

«Sul piano della sostenibilità ambientale il mondo dovrebbe tirare dalla stessa parte, qui in Argentina ad esempio in fatto di emissioni le macchine agricole impiegate non prevedono gli stessi standard delle nostre. È solo un particolare ma fa pensare che le nostre accelerazioni in materia alla fine non siano così significative, costando molto invece alle imprese in termini di competitività, e ai cittadini in termini di contribuzioni per finanziare tutti gli investimenti pubblici in quest’ambito».

«Se l’obiettivo cui punta l’Unione europea è la sostenibilità, questo non può essere raggiunto con prodotti che fanno migliaia di chilometri», sottolinea Garbelli. Perciò - spiega - l’Europa deve consentire agli agricoltori di raggiungere standard produttivi che consentano di avvicinarci all’autosufficienza alimentare e di portare ad una stabilità dei prezzi, a una garanzia di reddito per gli agricoltori e a prodotti che assicurino il benessere dei cittadini. «Per questo, attraverso il dialogo con l’Europa e con il governo italiano, chiediamo un cambio di passo all’Unione, con un Green Deal imposto che faccia spazio a un nuovo Farmer Deal in cui la sostenibilità si accompagni alla produttività. Diversamente, l’alternativa non è che l’aumento delle importazioni». Il che, oltre ai prevedibili costi ambientali, espone alle fluttuazioni dei mercati e dei prezzi come hanno dimostrato le recenti crisi geopolitiche.

Il ruolo delle tecnologie

«Con la Pac così com’era, inapplicabile, non saremmo in grado di produrre il mais di cui abbisognano le nostre filiere integrate che partono dalla terra e quindi dai seminativi, ma anche di assorbire - fatto fondamentale per il nostro territorio - le quote di azoto e CO2 previste, grazie ad una pianta eccezionale da tutti i punti vista qual è appunto il mais», continua il presidente di Confagricoltura. Senza contare, poi, il presidio e la cura del territorio che gli agricoltori possono assicurare.

Ma resta la domanda su come il nostro modello produttivo agricolo può affrontare in concreto le anomalie climatiche che si registrano. «Dal viaggio in Argentina torniamo con la consapevolezza trasmessa da un’immagine ben impressa negli occhi: il verde dei campi di soja e mais in giornate caldissime su terreni non irrigati, senza uso massiccio di fitofarmaci, soluzioni trovate grazie alla ricerca genetica in campo agricolo che va avanti in tutto il mondo, ma con gli Ogm al bando in Italia», ribatte Garbelli. «Penso che si trovi qui la via maestra per trovare soluzioni, e perciò va apprezzata la decisione del governo italiano di accelerare in materia di Tea, le tecniche di evoluzione assistita in agricoltura». A differenza degli Ogm (in cui si trasferiscono geni esogeni) queste vanno a correggere con precisione da «ingegneria genetica» una parte o singole parti di Dna di un organismo vegetale.

Agricoltura 4.0

«Può essere l’inizio di una risposta concreta e in tal senso abbiamo apprezzato l’intenzione annunciata dall’assessore regionale Alessandro Beduschi di far sì che la Lombardia diventi la prima regione in Italia a sperimentare questa tecnologia», conclude Garbelli. «Per il resto confermiamo i percorsi intrapresi sui cicli produttivi integrati, sull’incremento della resilienza e sul miglioramento della gestione dell’acqua grazie alla digitalizzazione di un’agricoltura 4.0, e non ultimo puntiamo sulle nuove forme assicurative a copertura dei rischi, cui Confagricoltura è sempre stata molto attenta».

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