Cassa integrazione, a inizio 2025 aumentano le ore a Brescia

Se segnali preoccupanti aleggiano da un po’ attorno all’economia bresciana, l’incertezza si accresce, seppur con moderazione, guardando l’aumento in provincia delle ore di cassa integrazione autorizzate: +26,9% nel primo trimestre del 2025 rispetto all’analogo periodo del 2024.
Una cifra che pone il territorio al di sopra della media regionale (+20,3%) e persino di quella nazionale (+31,2%). I lavoratori coinvolti nel Bresciano sono stati 12.843, contro i 10.121 dell’anno precedente.
Complessivamente le ore erogate nel nostro territorio sono state 7.174.517 (4.536.774 di ordinaria, 2.013.026 di straordinaria), al primo posto in regione amche però a testimonianza della forte vocazione industriale del tessuto provinciale. A dirlo sono i dati presentati dalla Uil Lombardia.
In regione
Entrando nello specifico regionale emerge come tra gennaio e marzo in regione si siano avute performance molto differenti tra loro, che a fronte di un calo a Milano (-13,1% di ore), Cremona (-42,5%) e Mantova (-10%) ha fatto registrare aumenti notevoli, soprattutto a Lodi (+233%, ultima però per numero complessivo di ore autorizzate), Monza Brianza (+66,6%) e Pavia (+51,5%). Crescita anche in tutte le altre province.
I settori
Sul fronte settori l’incremento della cassa integrazione nell'industria di Brescia è stato del 29,7%. Meno impiegata invece in edilizia (-46,7%) e nel commercio (-45,1%), sebbene l’alto numero di lavoratori del comparto manifatturiero abbia fatto schizzare il totale.
Il sindacato
«Se da un lato la crescita delle ore di cassa integrazione autorizzate a livello regionale può riflettere una maggiore capacità di intercettare le difficoltà aziendali tramite gli strumenti ordinari, dall'altro lato pone interrogativi urgenti sulla tenuta del tessuto produttivo, soprattutto in alcuni comparti e territori - evidenzia la Uil Lombardia -. Il dato più preoccupante è senza dubbio rappresentato dalla tendenza negativa che colpisce il settore industriale.
Il confronto tra Milano e il resto della regione mostra infatti una dinamica divergente, con il suo tessuto economico più terziarizzato e una maggiore capacità di resilienza e innovazione che colpisce di meno rispetto alle aree a forte vocazione manifatturiera, spesso più esposte ai cicli globali e alla competizione internazionale».
Conclude il sindacato: «Questi dati, se letti con attenzione, lanciano un messaggio chiaro: serve una risposta articolata e tempestiva. Occorre rafforzare le politiche attive del lavoro, investire nella riqualificazione professionale, sostenere l’innovazione nelle Pmi e potenziare gli strumenti di contrasto alla povertà lavorativa. La cassa integrazione è uno strumento importante, ma non può diventare strutturale né l’unica risposta a una crisi che rischia di assumere un carattere sistemico».
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