Caro energia, il modello Feralpi: «Pit stop col picco dei costi»
Feralpi, uno dei principali gruppi siderurgici europei, si ingegna e mette in campo una strategia per contrastare i rincari dell'energia e delle materie. A Lonato del Garda, sede del cuore pulsante dell'aziende, quotidianamente si fanno i conti sul continuo aumento dei costi e, alla fine, la parola d'ordine è un «pit-stop» della produzione. I manager hanno creato un modello contabile in base al quale ogni stabilimento decide se è il caso di avviare la produzione in base ai prezzi dell'energia e delle materie prime. Si tratta di un «sistema di contabilità che abbiamo veicolato a tutti i nostri stabilimenti», spiega il presidente di Feralpi, Giuseppe Pasini. «Sostanzialmente - aggiunge - quando l'energia va oltre un certa soglia allora fermiamo la produzione. Lo abbiamo fatto già la scorsa settimana in molti stabilimenti. Quando l'energia è arrivata a 600 euro al megawattora, chiaramente non conveniva più produrre e ci siamo fermati».
Il pit stop quando i costi sono così alti che non conviene produrre
Il gruppo realizza principalmente acciaio per l'edilizia ma anche prodotti speciali e conta 1.700 dipendenti tra gli stabilimenti in Italia, Europa e Nord Africa. È stato creato questa sorta di «pit-stop per evitare che i costi superino i ricavi. Adottiamo una politica chiara: a certi prezzi non produciamo. Ma è chiaro - prosegue - che non è una situazione che può andare avanti per tanto tempo. Hai una crisi in un certo momento e quindi reagisci. Ma non si può vivere così».
Ogni giorno, nella tarda mattinata, si conosce «esattamente il prezzo dell'energia del giorno dopo. E con questo dato - prosegue Pasini - i nostri manager negli stabilimenti fanno una valutazione in base anche ai prezzi delle materie prime e gli altri costi che abbiamo. I nostri responsabili sanno bene che superare una certa soglia non conviene e quindi o fermiamo la produzione o la rallentiamo, il tutto in base ai prezzi». Una possibilità che nasce anche dalla flessibilità data dai forni elettrici che «sono ben diversi dall'altoforno che hanno una complessità nel loro funzionamento». Ma è chiaro che «non è una situazione che può andare avanti per tanto tempo. Hai una crisi in un certo momento e quindi reagisci. Ma non si può vivere così», evidenzia il presidente di Feralpi.
La guerra in Ucraina e gli effetti sulle materie prime
Il gruppo produce 2,5 milioni di tonnellate di acciaio, con il 93% di materiale riciclato. Con la guerra in Ucrania l'attività si trova a dover fare i conti anche sulla carenza e sui costi delle materie prime. Su questo tema c'è la «massima allerta. La Russia e l'Ucraina - conclude - sono grandi produttori ma ora il mercato è fermo. Avevo dei contratti con l'Ucraina che sono stati annullati per causa di forza maggiore. E al momento è difficile fare previsioni sugli impatti che avremo».
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