L’appello di Confapi: «La nostra resilienza va trasformata in sviluppo»

«Siamo in una fase di tenuta consapevole ed è qui che si apre lo scenario più delicato, una lenta stagnazione che ha come punto di caduta la potenziale erosione della competitività: la resilienza è stata fondamentale ma ora bisogna trasformare la capacità di tenuta in sviluppo, e questo non dipende solo dalle imprese».
Parla così, in occasione del tradizionale appuntamento di fine anno, il presidente di Confapi Brescia, Pierluigi Cordua, e il convitato di pietra sono ancora le istituzioni, europee come nazionali, che «dovrebbero disegnare politiche industriali in grado di dare stabilità» oltre a «un quadro normativo che accompagni chi investe invece di ostacolarlo».
Poi sulla manovra 2026 il leader uscente di via Lippi, in carica sino al settembre prossimo, aggiunge: «Su certi fronti sembra un discreto pasticcio: vedremo gli impatti, ma penso sia un bene che ci sia un’idea di pianificazione a 3 anni. Resta il fatto che ci sono questioni più strutturali da affrontare, ad esempio il costo dell'energia». Proprio il tema energetico è del resto al centro dell’indagine in cinque punti sulla competitività svolta su un campione di un centinaio di associate (per il 70% metalmeccaniche) per tastare il sentiment del tessuto imprenditoriale di riferimento.
L’indagine
Dati alla mano, credito, energia, export, Hr, innovazione e lavoro risultano gli ambiti più critici per la competitività: se l’export tiene (per il 56% delle imprese i livelli resteranno invariati e il 21% che denuncia cali si contrappone al 23% che prevede aumenti), l’accesso al credito resta stabile mentre l’incidenza dei costi energetici cala (il 70% dei rispondenti dice che i costi impattano per meno del 10% di quelli complessivi: era il 60% in un’analoga indagine del 2024).
Tuttavia, segnala il direttore di Apiservizi Enea Filippini, il calo dell’incidenza va legato anche al fatto che sempre più imprese investono nell’autoproduzione, mentre 1 su 3 ha in programma di aumentarne la quota nel 2026. Importanti anche i fronti del mercato del lavoro: il 51% degli intervistati prevede di assumere nel 2026 (51%) mentre il 38% denuncia ancora carenze nel reperimento di figure specializzate. Infine, il 54% delle imprese mira a diversificare la sua offerta per entrare in nuovi settori, innovando il business.
Il quadro
In uno scenario così delineato Confapi si mantiene solida, come testimonia la tenuta della base associativa. Stabile anche l’occupazione, con circa il 30% degli associati che si è rivolto ufficio relazioni industriali e sindacali per accedere agli ammortizzatori.
Il 2025 inoltre, spiega il direttore Raffaello Castagna, ha evidenziato grande attenzione alla ridistribuzione dei risultati aziendali attraverso premialità e prestazioni di welfare. Altri driver al centro dell’azione associativa sono stati la formazione del personale e l’internazionalizzazione, con l’erogazione di 1.830 ore di corsi per 1.052 lavoratori.
L’organizzazione ha gestito inoltre circa 1.150 curricula vitae e 400 curricula inviati alle aziende associate, mentre l’impegno nell’internazionalizzazione è stato fortemente concentrato, chiarisce il direttore esecutivo Leonardo Iezzi, sull’accompagnamento – individuale o di gruppi – a molteplici eventi fieristici. Importante anche l’affiancamento alle associate per l’adeguamento alla normativa Rentri, così come l’ottenimento di contributi a fondo perduto e crediti d’imposta (529mila euro il totale tra approvati ed erogati nel 2025) e finanziamenti agevolati (3,842 milioni di euro complessivi).
«Abbiamo messo Confapi Brescia nelle condizioni di essere un punto di raccordo tra il territorio e i livelli decisionali, rivendicando il ruolo dell’industria come motore di progresso e come pilastro della competitività del Paese – conclude Cordua, affiancato dai direttori Iezzi, Filippini, Guerini e Castagna -.La tenuta dimostrata oggi è il presupposto per costruire la crescita di domani e Confapi sarà sempre in prima fila per sostenere le imprese nel suo consolidamento».
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