Allarme Fmi: il debito pubblico mondiale supererà il Pil globale

Il Fondo Monetario Internazionale lancia l’allarme debito pubblico mondiale: entro il 2029 supererà il Pil attestandosi ai massimi dal 1948, quando l’economia era devastata dalla Seconda Guerra Mondiale e alle prese con i costi per la ricostruzione.
Le preoccupazioni degli esperti di Washington sono particolarmente elevate per le economie emergenti e in via di sviluppo, quelle che sperimenteranno gli aumenti maggiori. Fra le economia avanzate molte sono già sopra il 100%: fra queste figurano «Canada, Cina, Francia, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti», tutti paesi con un debito elevato ma con rischi di bilancio considerati «moderati». Per l'Italia, il Fondo prevede un aumento del debito fino al 2027, quando raggiungerà il picco del 138,5% del Pil prima di iniziare a calare.
Solo in agosto, secondo i dati della Banca d’Italia, il debito pubblico è aumentato di 25,4 miliardi rispetto al mese precedente, al record di 3.082,2 miliardi. Ma l’Italia è in buona compagnia. Al di là del Giappone - che continuerà a viaggiare ben sopra il 220% -, un balzo sarà sperimentato anche dagli Stati Uniti, che vedranno salire il loro debito dal 125,0% di quest’anno al 141,3% del 2029 e al 143,3% del 2030.
Saldamente sopra al 100% anche la Gran Bretagna e la Francia. Dopo la cura della troika, la Grecia continua a contare su un disavanzo a tre cifre ma in calo al 132,9% nel 2029, sotto il 137,3% dell’Italia.
Il punto
Per far fronte all’aumento significativo del disavanzo e per alleviare le pressioni di bilancio, i governi – è il suggerimento degli esperti di Washington – devono assumere «misure decise» per rafforzare la crescita economica e razionalizzare la spesa pubblica privilegiando gli investimenti in settori come le infrastrutture e l’istruzione, quelli in grado di far salire il Pil in modo più deciso.
«Aumentare gli investimenti nelle infrastrutture dell’1% del Pil mantenendo la spesa costante nel lungo termine può aumentare la crescita dell’1,5% nelle economie avanzate e del 3,5% in quelli emergenti e in via di sviluppo - ha osservato il Fondo -. I benefici di lungo termine dell’aumento delle spese nell’istruzione sono ancora maggiori e stimati nel 3% nelle economia avanzate e del 6% in quelle emergenti».
Una maggiore efficienza della spesa, aggiunge il Fondo, passa anche per le riforme istituzionali per combattere la corruzione e migliorare la trasparenza. «I governi – è stato l'invito – dovrebbero fare leva su strumenti come le spending review per ottimizzare le risorse esistenti e assicurare che i fondi pubblici producano risultati duraturi».
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