Alla Stanadyne riprende l’attività e Confindustria visita il sito

La produzione è ripartita, ma ai cancelli della Stanadyne resta il presidio dei lavoratori e l’attività giornaliera rimane contrassegnata da piccole forme di protesta. L’inizio della settimana, peraltro, è stato contrassegnato anche dalla visita di una delegazione di Confindustria Brescia, capitanata dal vicepresidente Roberto Zini.
«Abbiamo ribadito la nostra disponibilità a costruire relazioni – ha commentato l’imprenditore al termine del tour in azienda –: il ruolo di Confindustria non è quello di vendere imprese, ma di veicolare le informazioni ed eventualmente "facilitare" il rilancio dell’attività di quelle imprese in difficoltà».
Il confronto
Ieri, a Castenedolo, Zini era accompagnato dal direttore generale di Confindustria Brescia, Filippo Schittone, e dalla responsabile delle Relazioni industriali dell’associazione, Chiara Bartolomini. I tre di Confindustria Brescia hanno avuto un confronto con il liquidatore della società, Angelo Rodolfi. «Negli ultimi due anni i volumi del fatturato della Stanadyne si aggiravano intorno ai 13 milioni di euro, ma nel 2024 – continua Zini – l’azienda ha subito un crollo dei ricavi a 8 milioni, tanto da far scattare l’iter di gestione della crisi previsto dal nuovo Codice e, contestualmente, inducendo la proprietà americana a cessare l’attività in questo stabilimento».
Equilibrio
Va detto, comunque, che l’ultimo bilancio depositato dalla società controllata dall’omonima multinazionale americana, riporta una situazione patrimoniale e finanziaria in sostanziale «equilibrio», anche grazie al «peso» di immobili e fabbricati, terreni e macchinari per quasi 9,8 milioni di euro.
Lo stabilimento della Stanadyne, di 17mila metri quadrati coperti, si distribuisce su una superficie complessiva di 40mila mq. «Il plant è grande – concorda Zini – è ha un buon potenziale. Tuttavia, in questa particolare fase storica, segnata da alcune difficoltà nel comparto metalmeccanico (Stanady produce per la maggiore iniettori per i motori diesel), non sarà semplice trovare una soluzione di continuità.
Di questo aspetto ne abbiamo parlato anche con le forze sindacali». Ad ogni modo, la «macchina delle relazioni» di Confindustria si è messa in moto, nella stessa direzione intrapresa da sindacato e società, che a questo punto dovranno giocare a carte scoperte, mettendo sul piatto tutte le risorse disponibili per evitare di gettare al vento novanta posti di lavoro e un patrimonio industriale con quasi sessant’anni di storia.
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