Acciaio «verde», nasce la filiera lombarda con vista sull’Europa

L’unione fa la forza, soprattutto quando a mettersi insieme sono alcuni dei maggiori produttori di acciaio di Brescia. Superando tradizionali ritrosie all’aggregazione, 43 soggetti economici e istituti di ricerca della Lombardia hanno siglato un accordo di partenariato per creare la prima filiera siderurgica regionale.
«La forma aggregativa è prevista da un’apposita norma di Regione Lombardia - spiega Giordano Streghi Montauti, direttore industriale della divisione Steel di Duferco Travi e Profilati di San Zeno, azienda capofila del progetto che vede Ibs Consulting come animatore della filiera -, e nasce per mettere a fattor comune i tantissimi progetti avviati dalle aziende, ciascuna per conto suo, nell’ambito dell’economia circolare e del recupero e valorizzazione degli scarti di produzione».
I partner
Andiamo quindi per gradi. Il primo elemento da sottolineare è che i più grandi attori del settore siderurgico bresciano (Duferco, Feralpi, Alfa Acciai, Ori Martin, Asonext, Fonderia di Torbole, Acciaierie di Calvisano, Raffmetal), hanno messo da parte le ataviche differenze per contaminarsi all’interno dello stesso sistema. Come si diceva lo scopo è quello di promuovere la transizione verso una siderurgia sempre più verde, puntando in particolar modo sul riutilizzo delle scorie bianche risultanti dal processo in forno elettrico (non da fusione quindi, denominate in questo caso scorie nere).
«Le bianche finiscono ancora in larghissima parte in discarica - sottolinea Streghi Montauti -. Noi vogliamo studiare e sviluppare processi innovativi che ne consentano il riutilizzo nelle calci da edilizia, nelle plastiche e all’interno dei processi produttivi». Obiettivi questi in perfetta sintonia con le indicazioni che arrivano dall’Europa.
Ed è proprio a Bruxelles che la neonata filiera, «abbiamo presentato la manifestazione d’interesse al Pirellone, per fine aprile avremo la risposta dalla Regione sull’accredito ufficiale» annuncia il ceo di Ibs Alberto Bertolotti, guarda con grande interesse. Il grande numero di strumenti di finanziamento per la trasformazione della produzione di acciaio «rappresentano un’occasione unica per mettere a terra i progetti» evidenzia Montauti.
E non è un caso che Regione Lombardia nello sviluppare le filiere si sia ispirata proprio alle piattaforme di interessi, composte da aziende, associazioni ed enti pubblici, che a Bruxelles esercitano la loro influenza tramite l’attività di lobby. «Verosimilmente i due ambiti che maggiormente interesseranno la Commissione riguardano il riutilizzo di scorie bianche per materiali da edilizia e per quelli plastici - aggiunge il direttore industriale di Duferco -. In Regione poi cercheremo non solo di sviluppare progetti industriali innovativi ma anche di far sì che la normativa si allinei alla ricerca e al mercato».
Non solo aziende
Come si diceva i partner del progetto sono 43, provenienti da quasi tutta la Lombardia. E tra le loro fila non figurano solo aziende del settore dei metalli ma anche enti di ricerca (compresa l’Università degli Studi di Brescia e il Consiglio nazionale delle ricerche), società di servizi, una banca (Bnl), associazioni (in primis Federacciai guidata dal patron di Duferco Antonio Gozzi) e persino un ente pubblico, la Provincia di Brescia. Si è venuta così a creare una potenza di fuoco mai vista prima d’ora in Lombardia, prima regione italiana per produzione di acciaio (circa 12 milioni di tonnellate nel 2022 a fronte delle 21,6 milioni ton nazionali del 2022) e per estensione anche di scorie, 1,3 milioni ton di «nere» e 400mila ton di «bianche».
«Il ruolo che ciascuna realtà rivestirà all’interno delle filiera è ancora da definire - dice Streghi Montauti -, ma di certo ognuno porterà il proprio contributo». Anche perchè le singole imprese al loro interno stanno da tempo spingendo l’acceleratore sulla transizione ecologica. Scopo dell’accordo di partenariato è proprio mettere a fattore comune queste individualità e proporsi sul piano internazionale come un unico, forte attore economico.
Perchè se è vero che la Lombardia è uno dei quattro motori d’Europa, la coesione deve diventare un tratto caratteristico, con la forza dei singoli accresciuta dalla comunanza delle sfide. Il mondo dell’acciaio ha tracciato la strada e presto molti altri settori potrebbero decidere di seguire il suo esempio, con lo sportello istituito in Regione Lombardia che resterà aperto fino al 31 dicembre 2023. E l’Europa guarda interessata, perchè tutto ciò che porta a una riduzione dell’impatto ambientale Bruxelles è pronta a premiarlo, ora e quasi sicuramente anche dopo le elezioni del 2024.
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