A Brescia rincari dal 17 al 24% per i beni di prima necessità
Al calo dell’inflazione, che secondo l’Istat a settembre è scesa dello 0,2% rispetto ad agosto, non corrisponde la diminuzione dei prezzi dei prodotti del carrello della spesa. Alcune merci di largo consumo, acquistate al dettaglio, paiono risentire, ancora oggi, delle conseguenze del conflitto scoppiato in Ucraina oltre due anni e mezzo fa. La guerra ebbe effetti negativi sul mercato delle materie prime alimentari, grano, pasta e olio, che ancora oggi persistono.
L’accelerazione del costo dei beni alimentari rilevato dall’Istat è su base tendenziale, da +0,6% del settembre 2023 a +1,0% di quest’anno. Un dato in qualche modo confermato dal confronto dei prezzi in città rilevato dall’Ufficio di Statistica del Comune di Brescia, che nella relazione relativa agli indici dei prezzi al consumo ha calcolato in uno +0,7% la variazione tendenziale, nonostante, rispetto al mese di agosto (variazione congiunturale) i prezzi siano calati dello 0,6%.
Il paniere
Prendendo ad esempio quei prodotti che bene o male non mancano mai dalle nostre tavole, secondo Palazzo Loggia scende il prezzo di pane e cereali di un punto percentuale, sia su base annua sia su base mensile.
Nonostante ciò, i costi di questi prodotti rimangono molto alti se confrontati con il periodo «prebellico», gennaio 2022, così come calcolato dal Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc) che, ha rielaborato i numeri forniti dall’Osservatorio prezzi e tariffe del Mimit, il ministero delle Imprese e del Made in Italy. Secondo il Crc l’aumento medio, che varia da città in città, si attesterebbe intorno al 24% per la pasta e al 17% per il pane.
Tornando ai dati di Palazzo Loggia e prendendo ad esempio olio e grassi, l’aumento rispetto allo scorso anno è pari al 16,6%, nonostante un calo a settembre su agosto dell’1,2%. Aumentano inoltre le carni (dello 0,2 su base tendenziale e dello 0,5 su base congiunturale), pesce e prodotti ittici (0,8 sul 2023; -0,3 settembre su agosto) e registrano un’impennata in città i vegetali, che all’aumento del 2,6% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, sommano una crescita del 5,3% a settembre rispetto al mese precedente. Anche la frutta è aumentata rispetto ad agosto (+1,6%), mentre il prezzo al dettaglio è diminuito dell’1,1% se confrontato a 12 mesi fa. Altro boom è invece relativo al prezzo di caffè, tè e cacao, salito di 8,3 punti percentuali su base tendenziale, diminuito dello 0,5 su base mensile. Una tendenza che non riguarda solo Brescia ma l’intero Stivale.
E allora, perché l’inflazione generale scende? Secondo l’Istat, la decelerazione del tasso d’inflazione si deve principalmente ai prezzi dei beni energetici e di quelli relativi ai trasporti. Secondo Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, infatti, «il calo dell’inflazione è solo un’illusione ottica legata alla fine delle speculazioni sulle vacanze degli italiani che avevano portato a rincari astronomici» sia sul trasporto marittimo sia sui voli aerei, senza contare villaggi vacanze e campeggi. Un effetto quindi nullo in termini di riduzione del costo della vita.
Per difendersi dai rincari, quindi, servono le cosiddette strategie di acquisto che ci insegnano soprattutto le mogli e le mamme che dedicano più tempo a questa attività. «Riempire il carrello almeno tre volte al mese - ci dice Rossana prima di entrare a fare la spesa - evitando di andare al supermercato sotto casa, ma scegliendo quello più economico diversificando i prodotti».
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