Cultura

Tutto il Grande ai piedi di un Bollani spumeggiante

Ovazione per il concerto celebrativo dell’azienda Berlucchi e di Ziliani, tra meraviglie e funambolismi
  • Bollani spumeggiante al Grande per i 60 anni della Berlucchi
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    Bollani spumeggiante al Grande per i 60 anni della Berlucchi
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Il Teatro Grande ai piedi di un Bollani spumeggiante. Look informale ed estivo, coda di cavallo a trattenere i capelli crespi, il pianista e compositore milanese si merita tutti gli applausi che gli tributa il Massimo cittadino, gremito per il concerto - presentato da Cristina Parodi - che ha sublimato in musica gli anniversari dell’azienda vitivinicola Guido Berlucchi: il 60º anniversario della prima bottiglia di Franciacorta, voluta e creata dal «padre fondatore» di un’intera zona, Franco Ziliani, che a sua volta festeggia novant’anni di età.

Va a braccio il funambolico Bollani, come quasi sempre quando sale su un palco, e spiega così il primo slot proposto: «Ho deciso di suonare alcuni brani di un giovane compositore che nessuno esegue, Stefano Bollani. Ne sentirete altri durante la serata». Si vola alto, con grande varietà di registri, tra divagazioni romantiche e intime, un pizzico di Gershwin e pure di ragtime. Quindi altre due perle della casa, dalla colonna sonora del film «Carosello Carosone», che racconta il celebre cantautore napoletano, del quale Bollani fu amico: sommessa «La strada verso casa», piena di ritmo «Dietro le spalle». Si cambia stile e sound, sulle ali di «Frame by Frame» dei King Crimson di Robert Fripp («un gruppo inglese che amo molto», confida Bollani), gran pezzo prog reso in maniera spettacolare. Il Nostro procede «saltando di palo in frasca», e allora fa capolino un pezzo cantato, «Quella cosa in Lombardia», risalente al 1959 e confezionato dalla strana coppia formata da Franco Fortini e Fiorenzo Carpi: «C’è stato un tempo - ricorda Bollani - in cui i poeti ci hanno provato davvero a scrivere canzoni: questa è meravigliosa, eppure non si sente mai».

Quindi si rivolge alla platea e argomenta, con divertita seriosità: «Sapendo dell’anniversario che celebriamo, mi sono messo a studiare le cose successe nell’anno 1961: ho trovato una canzone che mi pare adatta. Poi voi mi direte se trovate assonanze tra Ziliani e... Paoli». La versione di «Il cielo in una stanza» che sgorga subito dopo dai tasti accarezzati da Bollani, virata in jazz, è un incanto. «Sono nato a Milano, anche se ci ho vissuto poco, e ho un cognome bresciano» prosegue l’artista, prima di attaccare - anche con la voce - un pezzo poco noto del repertorio di Jannacci, «Sopra i vetri», scritto da Fo e Carpi. Infine l’immancabile incursione nelle amatissime sonorità brasileire, con la trascinante «Tico Tico» di Zequina de Abreu. Travolgenti i bis, che accolgono le richieste estemporanee del pubblico, frullando insieme - tra gli altri - Beatles e Raffaella Carrà, Celentano, Ray Charles, Bruno Martino, De Moraes e Jobim, Colapesce e Dimartino, Rolling Stones. Ma è una stravolta, irriverente «With or Without You» degli U2, in italiano, a chiudere la serata. Ovazione. Sipario.

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