MusicaGarda

Yuki Serino: «Mi sveglio nella notte e inizio a suonare il violino»

Enrico Raggi
Lo straordinario rigore della 19enne musicista che si esibirà domani in piazza Duomo a Salò con l’Orchestra Euthaleia
Yuki Serino e Orchestra Eathaleia
Yuki Serino e Orchestra Eathaleia
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Bambini prodigio, maestri e discepoli animano il quarto concerto dell’Estate Musicale del Garda, in cartellone domani in piazza Duomo a Salò, alle 21.30, con l’Orchestra Euthaleia e il violino solista della giovane Yuki Serino, diretti da Sebastiano De Salvo; in programma: Felix Mendelssohn, «Concerto per violino e archi MWV 03», Leos Janácek, «Suite per orchestra d’archi VI/2», Leó Weiner, «Divertimento n.1 per orchestra d’archi op. 20»; ingresso euro 15, per gli under 26 riduzione a 10; informazioni: Infopoint 0365.21423 e infopoint@comune.salo.bs.it, biglietteria dalle 20, concerto garantito anche in caso di maltempo, prevendite Infopoint e circuito Vivaticket.

L’enfant prodige

«L’enfant prodige»: il 13enne Mendelssohn ha già composto una decina di Sinfonie per orchestra d’archi, operine, pagine sacre, musica da camera; dirige, domina pianoforte, organo, viola e violino; parla correttamente 4 lingue, è acquarellista di talento, raffinato diarista, acuto epistolografo, appassionato conoscitore di opere d’arte dell’antichità greca e romana.

Il maestro

«Il maestro»: tra gli studenti illustri di Weiner figurano i direttori d’orchestra Antal Doráti e Georg Solti, i violinisti Tibor Varga e Sándor Végh, i violoncellisti Edmund Kurtz e János Starker, i pianisti Géza Anda e György Sebok, il compositore György Kurtág.

Il discepolo

«Il discepolo»: ininterrotta l’applicazione di Janácek, zelante e laborioso fino al termine dei suoi giorni, a compensare uno sviluppo tardivo. Un leopardiano «studio matto e disperatissimo» caratterizza anche la storia della 19enne Yuki Serino, «motivato da una mia ricerca interiore volta a un ininterrotto miglioramento», spiega.

L’impegno

Serino: conta più il talento o l’applicazione? «Il talento vale un 5%, il resto è lavoro, costanza, sudore, fatica, sorrisi e lacrime. Dietro ogni musicista c’è una quantità smisurata di impegno. Mi alzo nel cuore della notte e mi applico senza sosta fino a sera. Ho cominciato a praticare questo stile di vita all’epoca del mio trasferimento a Salisburgo, a 14 anni».

L’influenza

Cosa significa nascere in una famiglia di musicisti? «Suonano mia madre Yoko Ichihara, mio padre Marco, mio zio Patrizio (primo violoncello del Maggio Musicale Fiorentino): crescere in un ambiente del genere ha esercitato su di me un’enorme influenza. Ho preso in mano un violino a due anni: da allora è parte di me. Mamma mi sosteneva, mi aiutava, a volte mi “obbligava”, ma soprattutto mi ha trasmesso un amore profondo per la musica, considerata in tutte le sue sfaccettature. Non sono mancati i momenti difficili, ma il mio carattere solare me li ha fatti gettare alle spalle. In questi anni mi sono perfezionata con Pierre Amoyal, Giuliano Carmignola e Georg Egger, tre artisti immensi ed estremamente diversi fra loro. Mi hanno insegnato la consapevolezza che senza i compositori noi non esisteremmo, che il rispetto per la partitura e per l’intenzione dell’autore è sacro, che il nostro ruolo è semplicemente quello di essere un tramite: siamo solo piccole persone al servizio della musica».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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