«Disertur», il videoclip contro ogni guerra risuona all’ex Polveriera

Paola Gregorio
La versione bresciana della celebre canzone pacifista voluta da «I Gnari de Mompià» ha un video girato tra i sentieri di Costalunga
Un frame del video di Disertur
Un frame del video di Disertur
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Su uno schermo all’interno dell’ex Corpo di Guardia della Polveriera di Mompiano, per il quale l’Amministrazione ha già avviato la progettazione per il recupero, Scorrono le immagini di campi verdi e sentieri. Per sensibilizzare alla pace in un tempo, come il nostro, di conflitti drammatici, «I Gnari de Mompià» hanno proiettato il videoclip di «Disertur». Il video è stato girato proprio a Mompiano e Costalunga, sulle note della canzone pacifista di Boris Vian e Ivano Fossati. La regia è a firma di Franco Visconi, che ha tradotto il testo in bresciano, e di Maurizio Pasetti, con la collaborazione di Mara Favero. Ad intepretare la canzone, accompagnato dai musicisti Carlo Gorio e Alessandro Cipriani, è stato Fulvio Anelli.

Il messaggio

Il disertore è un uomo al quale è arrivata la cartolina che lo richiama al fronte, ma che racconta di non essere fatto per imbracciare un’arma. E quindi diserterà. Quella di Fossati è la versione italiana più celebre dell’omonima canzone di Vian del 1954: il sentito rifiuto – anche a costo della propria vita – di partire a seguito della chiamata alle armi. E di andare in guerra ad ammazzare i propri simili a causa di assurde ideologie o giochi di potere lontani dalla propria vita reale che, di fatto, verrebbe solo danneggiata e persa per sempre per interessi di potere.

Nel videoclip, ambientato nel verde della valle di Mompiano, in cui si vede un ragazzo, interpretato da Luca Minelli che passeggia e riflette, ripetendo il suo no alla guerra. «Abbiamo voluto esprimere, attraverso le nostre differenti inclinazioni artistiche, il nostro pensiero sulla pace, ma soprattutto sui massacri che stanno avvenendo in Palestina», spiega Visconti.

Che il videoclip sia stato proiettato all’ex Polveriera non è un caso: si vuole ribadire il valore della pace in un luogo, costruito nel 1938 dove si custodivano esplosivi e munizioni e in cui morirono, nel bombardamento del novembre del 1944, 21 persone tra soldati e donne che vi lavoravano. E che ora si vuole trasformare, tassello dopo tassello, in un luogo di memoria all’interno di uno dei polmoni verdi della città.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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