Cultura

Michele Gazich omaggia Primo Levi con il video di «Argon»

Col bresciano anche Cordini al bouzuki. Regia di Enrico Fappani per il video girato nel Castello di Perno, già di Einaudi e ora di Gitti
Michele Gazich rende omaggio a Primo Levi: il video di «Argon»
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Un omaggio a Primo Levi ch’è, anche, il tornare a dare significato al suo ultimo lavoro in studio. Dopo l’anteprima tramite l’agenzia Agi, Michele Gazich pubblica su YouTube il video di «Argon», title track del suo più recente album. Il giorno coincide con il 35° anniversario della scomparsa di Levi, lo scrittore ch’era anche chimico e che intitolò proprio «Argon» il primo racconto de «Il sistema periodico» (1975), un’autobiografia attraverso i 21 elementi della tavola periodica. Egli descrisse in tal modo i suoi antenati ebrei piemontesi, che vivevano a margine della società per forza, ma anche per scelta.

Il tema così, in Gazich, diventa altamente metaforico, per gli artisti che «vivono a margine e tuttavia non sono marginali»: «Il loro lavoro, spesso segreto, è fondamentale per la sopravvivenza del mondo, come l’altrettanto segreto e dimenticato lavoro delle api e dei lombrichi». Il videoclip è stato girato nel castello di Perno, nelle Langhe, dove Primo Levi soggiornò più volte, ospite di Giulio Einaudi, allora proprietario. Einaudi ne aveva fatto quasi la seconda sede per la sua casa editrice.

Oggi il prezioso e prestigioso immobile appartiene proprio ad un bresciano, Gregorio Gitti, che ne ha fatto anche un centro culturale. La lavorazione del video - di cui è regista Enrico Fappani - è durata più di un anno. «Volevamo bellezza. Assoluta. Per Primo Levi» sottolinea Gazich. Il quale spiega pure il significato delle sculture in metallo (realizzate da Sofia Pavan) che vi compaiono: «Levi aveva l’abitudine di creare sculture di animali e figure immaginarie con il filo di rame, prodotto di scarto dell’industria chimica nella quale aveva lavorato. Ne parla anche lo scrittore americano Philip Roth nella famosa intervista/dialogo con lui».

Evocare «quel lavoro ancora più segreto e totalmente gratuito del grande scrittore» rappresenta allora l’«antitesi giocosa e serissima insieme al "lavoro che rende liberi" (Arbeit macht frei) dei campi di sterminio, lavoro pubblico, obbligatorio e drammaticamente ostentato».

Nel video appaiono anche il chitarrista Marco Lamberti, la cantante di origine armena Rita Tekeyan (con la sua carismatica presenza) e, al bouzouki, Giorgio Cordini (già musicista di Fabrizio De André). Conclude Gazich: «Primo Levi, al Castello, desiderava andare a dormire nella camera con il lucernario, per non sentirsi chiuso, prigioniero, e vedere il cielo. Quel cielo sopra il Castello, dove, nel nostro video, si staglia la parola ebraica “vita”».

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