Cultura

Maurizio De Giovanni: «È Napoli che mi sussurra le storie»

Lo scrittore ha sedotto la platea di Librixia tra riflessioni, racconti inediti e aneddoti: la prossima avventura del commissario Ricciardi si intitolerà «Volver»
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De Giovanni, la mia Napoli gialla e noir
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Un affabulatore confidenziale. Che ama Napoli ma non la scimmiotta. Anzi, restituisce alla napoletanità una dignità poetica prima ancora che letteraria, tessendo le lodi di una Musa tentacolare, fatta di miseria e nobiltà (giusto per restare nell’alveo delle citazioni partenopee), dolore e canzoni. E che, comunque la si racconti (vedi alla voce romanzi e, soprattutto, fiction), ti rivela sempre un angolo veritiero di sé.

Lo scrittore a Librixia

  • Maurizio De Giovanni a Librixia
    Maurizio De Giovanni a Librixia - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
  • Maurizio De Giovanni a Librixia
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  • Maurizio De Giovanni a Librixia
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  • Maurizio De Giovanni a Librixia
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  • Maurizio De Giovanni a Librixia
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  • Maurizio De Giovanni a Librixia
    Maurizio De Giovanni a Librixia - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it

Maurizio De Giovanni, ospite ieri pomeriggio a San Barnaba, doveva parlare alla platea di Librixia («da dove mancavo dal 2019» ha ricordato) dei tanti personaggi che popolano i suoi romanzi (ne ha pubblicati 39), i suoi racconti, le sue opere teatrali.

Quei personaggi che ha giurato – incalzato dalle domande di Giancarla Paladini – «non hanno nulla di me». L’occasione era però troppo ghiotta per non trasformare il pomeriggio in una irresistibile performance fatta di aneddoti, memorie. E amore, certo. Per quella città «che non ho mai nominato in nessuno dei miei libri, così come non ho mai nominato un certo numero 10, cui mi riferisco utilizzando il pronome Lui, per questione di rispetto religioso».

L’azzurro e il nero

Rifuggendo da egocentrismi di maniera, De Giovanni – pur stuzzicato a più ripresa sull’argomento da Paladini – ribadisce senza remore che la sua creatività non è altro «la capacità di riportare tutte le storie che una città come la mia, dove il silenzio e la privacy non esistono, racconta ogni giorno. Come testimoniato dai tanti scrittori che, da De Filippo e Matilde Serao fino ad autori e registi dei giorni nostri, l’hanno messa al centro delle proprie opere».

De Giovanni, però, ne racconta l’anima nera, la parte più oscura: «Nei romanzi di genere ci sono sempre due vittime: chi muore e chi uccide». Forse è per questa consapevolezza che non sembra mai condannare i cattivi. «Non lo faccio perché i loro sentimenti, come la vendetta, l’invidia, la gelosia o la brama di denaro, sono gli stessi che proviamo noi, solo portati alle estreme conseguenze. Nei gialli diciamo il perché succedono certe cose, esplorando una sorta di terra sconosciuta che si trova tra il lavoro della polizia e quello della magistratura».

Il teorema dello specchio

De Giovanni, per spiegare poi questa attrazione verso «storie dedicate alle lesioni delle persone, compreso l’amore che anche una forma di fragilità», ricorre a quello che potremmo chiamare il teorema dello specchio del bagno: «Se ci pensate – ha sottolineato – è quello davanti al quale ci mostriamo per ciò che siamo. Credo sia per questo che personaggi, in teoria esecrabili, come i protagonisti de “I bastardi di Pizzofalcone”, diventano degli eroi».

Dopo aver rivelato l’incredibile storia che si cela dietro i testi di alcuni capolavori della musica napoletana (come «I' te vurria vasà» o «Maria Marì»), De Giovanni ha salutato la platea leggendo un racconto inedito, ancora una volta «ispirato da un fatto di cronaca accaduto durante il Covid». Fatto di cronaca diluito nel racconto di una solitudine straziante e irrimediabile, in cui si cerca il conforto di uno sconosciuto abbraccio. La redenzione del dolore al posto della resa. C’è tutta Napoli in queste poche pagine. Vista da un narratore che promette di avere ancora tanto da raccontare, a cominciare dalla prossima avventura del commissario Ricciardi. Il titolo? «Volver», come un celebre tango argentino, quasi un filo rosso tra due mondi non così lontani. Perché le città «andrebbero accomunate per paralleli, non per meridiani». Con o senza Lui, da Buenos Aires a Napoli ci si arriva con un battito d’ali.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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