Cultura

Jack Beatrici, che colleziona dischi rarissimi e li fa rivivere online

Nel 2017 ha creato un canale YouTube da 7 milioni di views: un'enciclopedia della musica italiana online
Il collezionista Giacomo Jack Beatrici - © www.giornaledibrescia.it
Il collezionista Giacomo Jack Beatrici - © www.giornaledibrescia.it
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La libertà non è solo Spotify. Libertà è incontrare, condividere, permettere. Amare le proprie smanie, i tic, i capricci, le passioni ossessioni. Offrirle in dono. A Ceto, in Valcamonica, Giacomo Jack Beatrici cerca di capire la smaterializzazione della musica, di darle un senso, vuole tirarne fuori un vantaggio per tutti. Nel 2017 ha creato un canale YouTube nella forma di una enciclopedia della musica italiana online.

Pulisce e riversa in digitale vecchi e introvabili dischi di cantanti italiani, dagli anni ’30 fino ai ’90, completi di copertine, label, inner, inserti, biografia e discografia dell’autore. Rarissimi 45 e 33 giri, rock, prog, beat, cantautori, musica popolare, canti di protesta, repertorio dialettale, liscio, pop melodico. A oggi vanta oltre 7 milioni di visualizzazioni totali, 800mila ore complessive di ascolti (non il velocissimo «mordi e fuggi» internettiano), 17.000 iscritti, 4.000 video pubblicati. Numeri in crescita.

Successo mondiale

«Mi hanno scritto molti vecchi cantanti che ho "riesumato" dall’aldilà» scherza Beatrici: «Sono altresì stato contattato da ascoltatori di tutto il mondo: Giappone, Corea, Australia, Russia, Thailandia, Usa, Africa. Una comunità di Suore messicane mi ha benedetto (e promesso preghiere) per i dischi di musica religiosa che ho “travasato” nel web. Un nutrito gruppo di emigranti (di seconda generazione) in Argentina così mi ringrazia: "Caro Jack, i tuoi dischi ci riportano alla mente i canti dei nostri nonni. Un tuffo nella memoria e nella nostalgia". Pure una comunità di profughi ucraini mi esprime gratitudine: "Le canzoni del tuo canale portano un raggio di luce in mezzo alle tenebre della guerra". Con me collaborano importanti collezionisti (Mimmo Franzinelli, Massimo Pozzi, Marco Giusti, Pellegrino Porcaro), studiosi (Davide Motta Fre’, Ursus, Augusto Croce), musicisti, ex produttori del Piper».

Quali gli autori più amati e le più ricercate rarità?

Peppino Di Capri, Mino Reitano, Peppino Gagliardi, Rita Pavone, Ornella Vanoni, Milva vanno per la maggiore in Sudamerica; in Russia stravedono per Toto Cutugno, Pupo, Eros Ramazzotti. Tra i titoli più inconsueti pubblicati, scelgo “Ad gloriam” delle Orme, “Red tape machine” dell’Anonima Sound. Sono affezionato anche agli Hoods, La Nuova Genesi, I Fiori di Parsifal, I Pescatori del vento, la Paperrock Orchestra. E agli Lp di cantanti poco conosciuti come il manerbiese Angelo Baiguera, il romano Federico Troiani, il lucano Stefano Rubino, il piacentino Alberto Favata, il brianzolo Walter Waldi, I Canarini, Gianni Siviero, Giorgio Laneve, Giampiero Artegiani, Paolo Mengoli, Renzo Zenobi. Un elenco infinito, tra meteore, artisti, bluff e onesti «artigiani» della musica.

Come è nato questo suo interesse così speciale?

Li chiamo «effetti collaterali» della frequentazione del Collegio Salesiano Don Bosco, senza volerlo mi sono trovato «dentro» al collezionismo; risparmiavo in futilità, investivo nelle passioni; ho cominciato con francobolli e monete. Colleziono anche «Sorpresine Kinder» e fumetti. Alla musica dedico almeno tre ore al giorno. Utilizzo quasi unicamente vinili della mia raccolta.

Non intendo violare il copyright, il mio intento è esclusivamente culturale, non ho scopo di lucro, rifiuto qualsiasi sponsorizzazione, tutti i diritti e gli introiti vanno a chi li detiene. Ma una vita intera è troppo breve...

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