Anche in mezzo al verde «Sic ghei de piö, ma ros!»

Oggi un po’ di nomenclatura: porteremo il dialetto a passeggio nel verde, ma il colore di cui tratteremo sarà il rosso. Eh, già: sic ghei de piö, ma ros! In cammino! Autunno: chi non conosce il rös, in italiano scotano (Cotanus coggygria)? Quando i monti si fanno di mille colori, il trionfo del rosso è affidato a lui, al rös. È un cespuglio che, a vederlo d’estate… te ghe dé gnà ena palanca, ma in autunno le pennellate che tingono i nostri monti di vermiglio sono le sue. Le radici sono impiegate per tingere in rosso. Le foglie e la scorza si adoperano (…) per conciar le pelli. Il legno di color giallo sarebbe opportuno per bei lavori al tornio: questo ci dice di lui il vocabolario del Melchiori (1817).
Arriva poi l’inverno ed ecco brillare, negli spenti crepuscoli di dicembre, le masoche dei scanfòi (Ilex aquifolium); è l’agrifoglio, che, con le sue bacche scarlatte, annuncia il Natale, e che il dialetto chiama anche panfòi/ponfòi/punfòi, stantfòi ecc.
Finalmente la primavera! Subito dopo le piogge d’aprile, fanno capolino nei prati le chiome rugginose dei galèi, detti pure grói o anche patöc (ovvero «pane turco»); è l’acetosa (Rumex acetosa), che i bambini – di una volta! – amavano succhiare per gustarne il sapore acidulo. Ed eccoci con l’estate alle porte e i prati che si incendiano del rosso dei papaveri (Papaver rhoeas). Qui l’esuberanza del dialetto si è sbizzarrita: il papavero è böbàs, madunìna, fantìna, fratasì, pèpola, pìola, fiur de San Piero ecc. Anche in mezzo al verde... sic ghei de piö, ma ros!
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