Cultura

Dalla foto dell'infermiera sul Nyt a una «Valcamonica inedita»

Frazzetta pubblicherà un reportage su National Geographic Traveler: suo lo scatto dell’infermiera bresciana sul New York Times Magazine
Il fotoreporter Andrea Frazzetta in fucina su incarico di National Geographic Traveler - Foto cortesemente concessa da Visit Brescia
Il fotoreporter Andrea Frazzetta in fucina su incarico di National Geographic Traveler - Foto cortesemente concessa da Visit Brescia
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È noto al mondo per il reportage «Turni di vita o di morte» pubblicato dal New York Times Magazine, compreso il celeberrimo scatto di copertina con l’infermiera bresciana simbolo degli «eroi italiani» che hanno combattuto contro il Covid-19. Le sue foto sono state pubblicate da Newsweek, Geo, The Times, Bloomberg Business-Week, The Guardian, Der Spiegel, L’Espresso e Vanity Fair; e nelle scorse settimane è tornato sul territorio bresciano per immortalare scorci, tradizioni e artigianato tipici della Valcamonica per conto del trimestrale National Geographic Traveler, rivista punto di riferimento per viaggiatori, turisti e amanti della scoperta, grazie ad immagini d’altissima qualità realizzate in ogni angolo del mondo.

Andrea Frazzetta - classe 1977, leccese di nascita, ma milanese da sempre, Premio Ischia internazionale Giornalismo 2020 - racconta il suo profondo legame con Brescia. Partiamo dalla fine. Ovvero dal fatto che in aprile ha attraversato la Valcamonica per l’autorevole rivista «National Geographic Traveler», per realizzare un racconto per immagini che vedremo in edicola nelle prossime settimane...

Il fotografo Andrea Franzetta mentre scatta al Borgo dei Magli e degli Artisti - Foto cortesemente concessa da Visit Brescia
Il fotografo Andrea Franzetta mentre scatta al Borgo dei Magli e degli Artisti - Foto cortesemente concessa da Visit Brescia

«Esatto. La testata mi ha incaricato di effettuare un reportage in grado di raccontare gli aspetti inediti e le tipicità del territorio camuno. Non solo paesaggi e siti celeberrimi, come il Parco delle Incisioni rupestri (Patrimonio Unesco): ad interessare sono stati soprattutto il bagaglio di suggestioni e le storie degli abitanti. Per farlo è stato fondamentale il supporto della Destination Management Organization Visit Brescia che, in collaborazione con la Dmo Valle Camonica, ci ha guidato in una «tre-giorni» alla scoperta del Comune di Bienno col suo Borgo dei Magli e degli artisti, del Museo Fucina, dove abbiamo assistito ad una dimostrazione pratica della forgiatura, sul lago Moro, lungo la Ciclovia dell’Oglio e all’interno di aziende agricole della zona, dove giovani generazioni di produttori realizzano formaggi secondo tradizione col latte del bestiame allevato nelle malghe. Il mio è stato un lavoro ad hoc, finalizzato ad integrare il repertorio d’immagini con iconografia più classica che la rivista già possedeva e che andranno a comporre il servizio in uscita sul numero estivo. Un ritorno sul territorio sempre con finalità documentaristica, ma caratterizzato da uno spirito ben diverso rispetto a quello che traspare dal ritratto dell’infermiera bresciana comparso sull’ormai iconica copertina del numero di Maggio 2020 del «New York Times Magazine».

Andrea Frazzetta, «firma» della fotografia nel mondo
Andrea Frazzetta, «firma» della fotografia nel mondo

Ci racconti com’è andata... Quel ritratto l’ho realizzato nel mese di marzo: il NYT stava imbastendo una copertura mondiale dell’argomento e ha chiesto aiuto a noi collaboratori di tutte le nazioni. Il Civile di Brescia è stato il primo ospedale italiano in cui mi sono recato e quelli della coordinatrice infermieristica della Terapia intensiva, Monica Falocchi (reduce dal turno di notte) e del suo primario, sono stati i primi scatti realizzati sul posto. Nel tempo, con Monica è nato un rapporto di stima e amicizia: sono tornato a trovarla varie volte, ci hanno intervistato, abbiamo vinto premi e tenuto conferenze. Ho convissuto col timore di averla messa in difficoltà: lei era una lavoratrice e persona comune e io l’ho sbattuta in prima pagina. Invece ha colto l’importanza della cosa e si è assunta l’onere di essere portavoce della sua storia e di quelle dei suoi colleghi, innescando un ciclo virtuoso come quando getti un sasso in acqua e si generano cerchi concentrici. La sua è una testimonianza che tutti dovremmo ascoltare, oggi sono felice che sia stata proprio lei a diventare il simbolo della categoria.

Nel corso degli anni Brescia è stata (s)oggetto di altri suoi progetti. Il suo è ormai un rapporto consolidato con la nostra città... La prima volta fu nel 2013. Il Touring Club Italiano mi commissionò un servizio pubblicato sull’omonima rivista dal titolo «Brescia, l’eleganza della Leonessa». Partendo dalla movida e dalle botteghe di giovani artisti nel quartiere Carmine abbiamo poi allargato lo sguardo sulla città in generale, da piazza Loggia ai numerosi musei e teatri, sino alla Metropolitana. Da allora Brescia ha più volte intersecato il mio cammino, con la sua bellezza, la ricchezza di risorse e persone incredibili.

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