Quando tutta la città di Brescia si fermò per Claudia Cardinale

Il cinema italiano è di nuovo in lutto, questa volta per la scomparsa di Claudia Cardinale, morta ieri – martedì 23 settembre 2025 – a 87 anni. Nel ricordo della sua carriera c’è anche una pagina indelebile di storia cinematografica bresciana: «Il magnifico cornuto», la commedia di Antonio Pietrangeli del 1964 ambientata e girata in città accanto a Ugo Tognazzi. Un titolo che negli ultimi tempi è tornato d’attualità sia per il restauro presentato a Venezia Classici sia negli scorsi anni per l’attenzione museale suscitata dagli oggetti di scena, a partire dall’abito firmato Nina Ricci indossato dall’attrice nella sequenza finale e finito nel 2019 al Museo del Cinema di Torino. Ma è dagli archivi del Giornale di Brescia che si può davvero misurare la temperatura raggiunta in città in quei giorni di riprese.
Il set in centro a Brescia

Le cronache del tempo restituiscono con precisione l’impatto che quel set ebbe sulla città e sulle sue piazze. Tra la fine di luglio e l’inizio di agosto 1964 i servizi seguirono la troupe in più punti del centro: piazza della Loggia, piazza del Mercato, piazza del Duomo, piazza del Foro e via Musei, con scatti che ritraggono Cardinale e Pietrangeli davanti allo scenario del Capitolium, e l’attrice all’interno di Palazzo Martinengo.
La curiosità dei bresciani fu tale da trasformarsi in assembramenti che interferivano con le riprese. Un articolo del 30 luglio 1964, dal titolo «I bresciani alle prese col cinema amano dare l’assedio agli attori», apre senza giri di parole: «Vere scene di fanatismo si sono succedute l’altra notte in piazza del Mercato, ieri alla Pallata, stanotte in piazza della Loggia durante la lavorazione del film “Le cocu magnifique”». E dettaglia: «La Cardinale è stata presa d’assedio dalla folla […] e il regista ha impiegato tre ore per ottenere che la strada fosse sgombra».

Pochi giorni dopo, il 3 agosto, un altro pezzo di rievocazione tra le pagine di spettacolo ribadisce che «capita che le riprese siano sospese a causa della folla di curiosi», mentre le didascalie fissano la diva italiana in altri luoghi-chiave della città di Brescia.
Tognazzi e Cardinale su Brescia
Dentro quella stessa cornice, un servizio dedicato all’incontro con la troupe registra il tono e lo sguardo con cui i protagonisti leggevano Brescia in quei giorni. Ugo Tognazzi, in particolare, offre una descrizione rimasta celebre: «Forse Brescia è una città di provincia meno provinciale di altre (non credevo fosse tanto grande prima di vederne il panorama dal Castello) ma i caratteri di fondo sono quelli delle nostre medie città lombarde, con i loro piccoli, amabili difetti». E, tornando agli affollamenti sotto il set, aggiunse un invito alla comprensione: «È gente che trova un sollievo e uno svago, con questo caldo, nello stare a guardarci, perché non li accontentiamo?».
Di Cardinale, invece, si scrisse che «non ha saputo parlar male dei bresciani», dei quali invece ha riconosciuto la leggendaria schiettezza; l’attrice, in quell’incontro, descrisse la città come «carina, simpatica, curiosa, senza malizia, capace di fare le ore piccole – le due o le tre – per assistere da vicino al lavoro del cinema». Nei suoi giorni bresciani, a quanto pare, rimase incantata soprattutto dal lago di Garda, che non aveva mai visto.
Un film legato alla città
La storia produttiva del film conferma quanto «Il magnifico cornuto» sia stato un film attenzionato e profondamente legato al bresciano. Pietrangeli scelse di trasporre in chiave contemporanea la pièce di Fernand Crommelynck, incastonando la psicologia dei personaggi nel paesaggio urbano della provincia industriale del Nord. Gli articoli del tempo raccontano la regia meticolosa (carrellate, ripetizioni, ciak che si moltiplicano) e l’organizzazione complessa necessaria a governare spazi reali trasformati in scenografia. Il titolo stesso provocò discussioni pubbliche e cautele promozionali, ma il legame con la città restò saldo: luoghi riconoscibili, una comunità che si specchia – divertita e un po’ interdetta – nel racconto sulla borghesia, e un set che, come notava Tognazzi, «nutrito di quotidiane osservazioni», teneva insieme piazze, palazzi e persone.
A distanza di decenni, il restauro curato dalla Cineteca di Bologna e la presentazione a Venezia Classici durante l’ultima Mostra del Cinema hanno riportato su grande schermo quella relazione, mentre la mostra del 2019 ha sottolineato l’iconicità dell’immagine di Cardinale nel film.
La morte di Claudia Cardinale chiude oggi un capitolo di storia del cinema, ma a Brescia lascia un ricordo vivo: quello delle giornate d’estate in cui la città si fermava per vederla passare sul set, delle riprese bloccate dall’affetto dei curiosi, delle strade e dei monumenti che entrarono nel quadro come personaggi. Un legame che consegna per sempre il suo nome anche alla storia cinematografica di questa città.
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