«Cantiere Borsoni», viaggio dietro le quinte del nuovo teatro
I tifosi più accaniti stanno dal lato opposto della strada. Sono i residenti e i commercianti di via Milano che «hanno tenuto duro» (e tenuto d’occhio) mesi di cantieri: c’erano quando la vecchia fabbrica Ideal Clima è stata masticata dalle ruspe e rasa al suolo, hanno «supervisionato» dalle finestre di casa i primi rilievi, hanno visto «il gigante grigio» nascere dalle fondamenta. E hanno anche detto la loro sugli arredi: «All’inizio ci sembrava molto freddo, ma poi sono arrivati con i pannelli in legno e la pittura arancione e ci pare accogliente».

Viaggio nel Borsoni
Il viaggio del nuovo teatro della città intitolato a Renato Borsoni sta allo stesso tempo per finire e per iniziare: in questi giorni, il team di ingegneri, tecnici e operai si sta rimboccando le maniche per mettere a punto gli ultimi ritocchi e archiviare la fase dei lavori. Lo farà entro sabato 21, data della grande festa di inaugurazione del nuovo polo culturale e principio della nuova avventura: per l’occasione, le sale saranno aperte al pubblico con tanto di palinsesto di attività.
Chi è passato sul fondo di via Milano, verso il grande rondò che si affaccia sulla tangenziale, non ha potuto non notarlo: imponente, con una torre nel mezzo e con gli spuntoni triangolari che stupiscono per una modernità che non t’aspetti (sono pannelli bugnati sporgenti, realizzati da una ditta camuna), a una prima occhiata somiglia a una sala registrazione rovesciata. La loggia d’ingresso è a forma di M asimmetrica ed è rivestita in lastre di alluminio naturale nelle quali ci si riesce a specchiare.
Un altro tratto distintivo è la torre scenica che osserva la strada dai suoi 19 metri d’altezza: è ricoperta di pannelli di policarbonato e, stando al disegno firmato dall’architetto Camillo Botticini, sarà illuminata da luci colorate sincronizzate.

Il cantiere-formicaio
Dentro, sembra un formicaio: un via vai senza sosta per fissare gli ultimi cavi, provare l’impianto di raffrescamento, montare gli arredi. A supervisionare tutto ci sono il direttore dei lavori e il direttore operativo, Alessandro Gasparini e Andrea Ruggeri che, insieme al capo area del Comune, Gianpiero Ribolla, tengono d’occhio ogni dettaglio.
Entrando, sulla sinistra, sta prendendo forma l’angolo bar, mentre nel mezzo del foyer è sdraiato il bancone della biglietteria. Sopra, i ciclopici dischi di luce ammorbidiscono le linee squadrate dell’architettura interna color acciaio, «scaldata» dal legno che riveste le pareti sia all’ingresso, sia all’interno delle due sale (per migliorare l’acustica).

La bonifica e l’approvazione
Un percorso lungo e a tratti tribolato, quello del Borsoni. La gara d’appalto è del luglio 2019, ma già sul principio dei lavori si è incappati nel primo contrattempo. Il Borsoni si trova infatti a pochi metri dalla Caffaro e, durante gli scavi, sono venute alla luce le cisterne per idrocarburi: trattandosi di un’area inserita nel Sito di interesse nazionale, la trafila da seguire è tortuosa, complessa e il dossier è coordinato dal Ministero. A non aiutare i procedimenti è stata anche la pandemia, che ha ulteriormente allungato i tempi della bonifica, durata sostanzialmente due anni. Il costo complessivo dell’opera è di circa 7,7 milioni di euro.

Ora, però, ci siamo. E la giuria popolare del circondario ha il suo verdetto: «Promosso». Anzi, gli occhi al cielo e gli sbuffi iniziali che ogni cantiere si porta con sé, si sono trasformati in apprensione: «Speriamo che non lo imbrattino, noi staremo attenti e il 21 ci saremo». Perché se l’esterno è ormai a portata di occhi, l’interno resta un segreto da scoprire.
Contemporaneità
Entrando nel foyer – ed entrando nel merito delle scelte artistiche che sono state fatte – si ha la sensazione di osservare un futuro che ha un nonsoché di classico. Il legno delle pareti, il cemento a terra e gli elementi metallici ricordano un po’ i teatri mitteleuropei di metà secolo, con la loro aura di contemporaneità a lungo termine. In effetti la contemporaneità è il vero senso di questo teatro periferico tanto voluto dalle ultime amministrazioni ed è la stessa sindaca Laura Castelletti a riassumere in due parole la scelta artistica: «Sperimentazione e inclusione».

Con questo teatro Castelletti spera di dare «un segno forte e contemporaneo in città. Architettonicamente serviva, ma anche artisticamente», dice. «L’altra sera abbiamo festeggiato i cinquant’anni del Centro teatrale bresciano (a cui è affidata la stagione, ndr): credo sia raro che una città decida di celebrare un compleanno teatrale così importante con un nuovo teatro. Anche la fondazione del Ctb fu una sfida verso l’innovazione: a Brescia serviva un teatro civile e sociale. Ora portiamo la stessa sfida in questo territorio, ex area industriale. Non è una cattedrale nel deserto: negli ultimi anni abbiamo rigenerato via Milano con la cultura».
In questo solco, il primo cartellone del Ctb propone prosa e musica innovative, ma anche titoli che favoriscono il dialogo, spiega la sindaca. «In via Milano ci sono tante persone di origini diverse e le stagioni proporranno nomi italiani e internazionali, ma anche tanta musica che riesce a unire e a fare dialogare. Posso dirlo? Sono molto contenta. Sento che è una sfida che abbiamo vinto».
Teatro ragazzi
L’apertura del nuovo teatro segna anche un importante passo per il teatro per bambini e ragazzi in città, che avrà ora una casa un po’ più stabile. Salendo al primo piano si trova infatti «L’isola che non c’è», palco che verrà gestito dal Teatro Telaio. Ha una pedana contigua al palco, che permette ai bambini di fruire più liberamente degli spettacoli.
«Lì, su quel legno, ci staranno anche delle sedute», svela Maria Rauzi, presidente del Telaio. «Ci piace l’idea della doppia struttura: per i ragazzi più grandi una scena più ampia e un raddoppiamento dei posti per i più piccoli, rimpicciolendo la scena e sfruttando la parte anteriore del palco, per spettacoli non necessariamente a pianta italiana».

In generale, continua Rauzi, «quest’anno è una prova generale per quella che potrà essere la nostra programmazione. Il Ctb ci ha assegnato la direzione artistica di “Storie in famiglia - Speciale piccolissimi”, in collaborazione con loro. Sono tre appuntamenti. Dopodiché vedremo. Non abbiamo ancora una convenzione definita rispetto a come conviveremo. Ciò che condividiamo è la visione su inclusione e sperimentazione, ma bisogna iniziare ad abitare il teatro per conoscerne le potenzialità. L’apertura di un nuovo spazio teatrale è comunque sempre preziosa per una città. Speriamo che la collaborazione con il Ctb si faccia sempre più stretta e che si crei una rete all’interno del mondo teatrale bresciano».
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