Coi muri alle pareti Rab rivoluziona (ancora) la street art
Un evento per celebrare i vent’anni di attività artistica, ma anche per ribaltare un paradigma espositivo che vuole la street art spesso protagonista di mostre che sono in realtà dei fake. Lui lo dice in maniera più spiccia, ma il significato non cambia. Parliamo di Rab, artista bresciano con propaggini internazionali, al centro di un’estensiva esposizione antologica che inaugura lo Spazio_Core, nuova casa dell’arte contemporanea aperta in quel di Gussago da Umberto Ottonelli e Valentina Grandelli (via Marconi 30, aperto lunedì, martedì, sabato e domenica 17-20).
Conigli inquietanti
«The Walls - 20 anni di Rab», visitabile fino al 26 ottobre, esplora due decenni di produzione artistica che si sostanzia di opere appiccicate, come tela, sui muri della nostre città: dagli stickers ai poster, passando dalle celeberrime piastrelle disseminate sui muri del Carmine.
Avete presente quei conigli neri dal muso un po’ inquietante? Ecco. Esposte per sottogruppi, in ordine cronologico, le opere raccontano l’evoluzione di Rab, fino ad arrivare alla produzione recente avviata nel periodo del Covid. Una felice intuizione, legata alla contingenza pandemica, che ha però trovato sostanza nella filosofia artistica di Rab. Che vent’anni dopo rivoluziona ancora la street art nostrana proponendo dei muri... attaccati alle pareti.
Omaggio al muro

«Il progetto – ci racconta – è maturato durante il Covid, per dare sfogo al mio desiderio di uscire a dipingere in un momento in cui non lo si poteva fare. In garage avevo un paio di lastre di polistirolo e mi è venuta l’idea di provare a creare dei finti muri sui quali realizzare opere vere. Una sorta di omaggio alla mia tela preferita, declinato con differenti proporzioni».

Da quella maxi 1:1, ovvero 3 metri per 4, al formato ridotto 1:10, corrispondente a 30 centimetri per 40. Su quei finti muri di polistirolo e cemento, riprodotti con la minuziosità di un artigiano modellista, Rab ha dipinto utilizzando i suoi stencil originali, ovvero ricorrendo alle stesse matrici utilizzate in due decenni per decorare i muri della nostra città. Una sorta di viaggio nostalgico, intrapreso per fissare nel tempo una produzione che è stata via va consegnata all’evoluzione urbanistica, come alle intemperie e ai vandalismi.
Collezione 1:10
Non è tutto. «Interrogandomi sul valore delle esposizioni dedicate alla street art ho realizzando che si tratta spesso di furbate. Le opere vengono staccate dai muri cui appartengono di diritto per essere messe in mostra nei musei e nelle gallerie. È un controsenso, un fake. Allora ho pensato di andare controcorrente e realizzare dei muri artificiali, su cui gli artisti potessero realizzare invece opere reali. È nata così una sorta di collezione per me stesso, un’antologia dei miei street artist preferiti, che adesso mi sta invadendo casa».

All’inizio era lo stesso Rab ad inviare le «tele» di polistirolo ai colleghi, che le restituivano pitturate, sporcate, dipinte, incise... «All’inizio ero io a chiedere, ora sono gli artisti a proporsi, offrendosi di decorare un muro per me e arricchendo questo MiniWall Project che è arrivato a comprendere alcune vere chicche. Non c’è limite a ciò che realizzano: hanno la totale libertà di creare ciò che vogliono, secondo la loro tecnica e il loro personale stile».
L’appello
A Spazio_Core ce ne sono in mostra 31, ma il progetto partecipativo guadagna via via il contributo di artisti da ogni dove, ognuno col suo linguaggio e il suo approccio. «È la prima volta che li espongo – dice Rab –, ma vorrei non fosse l’ultima. Anzi. Sarebbe interessante avere uno spazio fisso che potesse accogliere questa collezione, permanente ma in continua evoluzione». La proposta c’è. Qualcuno in ascolto?
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