Arriva il primo festival bresciano dedicato agli sticker: tra storia, arte e divertimento

A Brescia arriva il primo festival dedicato agli sticker. «Uau Sticker Festival» prenderà il via questo sabato, 6 aprile, dalle 16 negli spazi della biblioteca Uau in via Milano. Arte, musica e incontri: il festival sarà l’occasione per presentare gli sticker di «Brescia adesiva», un’iniziativa che è riuscita a raccogliere migliaia di adesivi provenienti da tutto il mondo.
Una storia che nasce tra l’Egitto e l’America
Conosciuti da tutti e utilizzati per decorare, informare e lanciare messaggi, gli sticker hanno una storia che risale al 1935. In quell’anno l’inventore americano R. Stanton Avery realizza le prime etichette autoadesive personalizzate. Su una superficie di carta rivestita di silicone viene applicata una colla: rimuovendo la copertura, l’adesivo può essere incollato ovunque, senza bisogno di bagnarlo. Tuttavia, si pensa che i primi sticker mai inventati risalgano all’antico Egitto, dove si applicavano piccoli fogli di carta su frutta e verdura per conoscere la provenienza della merce e per fare pubblicità.
Negli anni ’60 gli adesivi entrano nella vita di tutti i giorni con le immagini di squadre di calcio, personaggi famosi, slogan, disegni e simboli. Il boom vero e proprio degli sticker arriva con gli anni ’80: come dimenticare le figurine scambiate e gli album da completare. Gli adesivi iniziano a rappresentare un modo di esprimersi così importante al punto che si trasformano in una vera e propria forma d’arte, la «sticker art». Quest’ultima si può ricercare oggi nei piccoli sticker applicati sui muri e sui cartelli stradali della città. Un’arte che va di pari passo con la street art, alla scoperta di luoghi e scorci urbani che suggeriscono nuovi modi di vivere la città. Capostipite della sticker art è stato l’adesivo «Andre the Giant has a posse» o più semplicemente «Obey Giant», creato dall’artista americano Shepard Fairey nel 1989.
Oggi gli sticker sono utilizzati principalmente per decorare oggetti personali: computer, agende, telefoni, ma anche moto e auto. Gli adesivi non sono utilizzati solo per diletto: li ritroviamo anche sulle vetrine di negozi, postazioni di lavoro, sulle targhe o sui parabrezza dei veicoli. Gli sticker stimolano la curiosità, e possono contribuire a presentare un’immagine di sé stessi, a esprimere la propria personalità attraverso simboli, colori e immagini.
Gli sticker sono utilizzati anche per diffondere messaggi, per comunicare slogan politici e sociali. Questa importanza è sottolineata dal grande successo dell’iniziativa «Brescia adesiva», curata da Paolo Gandolfi dell’associazione True Quality. A febbraio è stata lanciata un’open call per raccogliere adesivi, a cui hanno partecipato in tantissimi, sottolineando come il fenomeno sia ben lontano dall’estinguersi.
L’open call bresciana di sticker
Tutto prende il via da una serie di incontri dello Sticker Lab negli spazi della biblioteca Uau: tre laboratori a cui hanno partecipato, oltre ai ragazzi, i tre artisti Seminobevilacqua, Visee e Octoflyart.
I partecipanti hanno ideato i più svariati disegni, poi li hanno trasformati in sticker: lettere, frecce, facce, fiori, mani, braccia, animali, personaggi. «Abbiamo voluto fondere la creazione degli sticker con l’organizzazione dei laboratori – racconta Mattia Talarico di True Quality, organizzatore del progetto-. I tre artisti hanno contribuito a realizzare queste esperienze basate sul disegno e sulla fantasia dei ragazzi».

La vera sorpresa però è stata l’open call di sticker organizzata da True Quality. «Occorreva raccogliere sticker personali o dei propri amici, metterli in una busta e inviarli per posta – continua Mattia -. Ne abbiamo ricevuti tantissimi, da tutta Europa e dall’America. Lettere, cartoni animati, immagini, collage… soprattutto da persone che fanno parte dell’area urbana». Per tutto questo successo inaspettato c’è forse una spiegazione: «Ci siamo accorti che l’hashtag #sticker funziona tantissimo. Così tante pagine social di altri Festival ci ripostavano e spargevano la voce, aiutandoci a creare questa rete inaspettata».
Gli sticker nell’arte urbana
Nel corso del Festival, oltre alla presentazione degli sticker, si potrà prendere parte a un live painting collettivo e incollare gli adesivi alle parteti degli spazi di Uau. Non sarà seguita una regola precisa per incollare gli sticker, «ma si tenderanno a simulare le varie stratificazioni urbane» precisa Mattia Talarico. Sono poi in programma musica, disegni con artisti e uno skatepark. Una festa anche per riflettere sull’importanza degli sticker nella storia dell’arte urbana. Ospite dell’evento sarà l’artista Rab Dauber, il primo bresciano a utilizzare gli sticker come arte urbana.
«Ho cominciato a utilizzare gli adesivi per pubblicizzare il mio nome e mettere una firma alle mie opere urbane dal 2005 – racconta l’artista -. Sono cresciuto negli anni ’80, per me era automatico usare gli adesivi. L’acronimo “Rab” stava inizialmente per “ragazzo bresciano annoiato”, ma con il passare degli anni è diventato il mio nome d’arte, a cui ho aggiunto il cognome Dauber».
Il logo è diventato il muso del coniglio che compare nel film Donnie Darko: «Ho notato che la gente iniziava sempre più a incuriosirsi» racconta Dauber. Gli sticker hanno iniziato a diffondersi come firma degli street artist anche per sostituire le tag, che causavano talvolta problemi penali. «Gli adesivi sono più semplici da diffondere, è un mezzo di scambio veloce – prosegue Rab Dauber-. Ora ci sono artisti che fanno solo gli sticker artist: si è creata una rete globale da una parte all’altra del mondo, in cui si scambiano e si incollano sticker sui muri, sugli autobus, fino sulle navi».
Poche le regole da seguire: niente sticker uno sopra all’altro, e vietato staccare gli sticker di altri artisti. Durante lo Sticker Festival sarà inoltre inaugurato il nuovo tavolo di scambio adesivi, che resterà fisso negli spazi di Uau e dove sarà possibile scambiarsi nuovi sticker tutto l’anno. «Più si riesce a incollarli in posti irraggiungibili, più è meglio – conclude Rab Dauber -. Io non vado mai in giro senza, così li posso attaccare ovunque vada».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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