Il Mondo d’acciaio di Emilio Isgrò per Brescia lancia un messaggio: «Dobbiamo restare solidi»

Paola Gregorio
L’artista stamattina alla Feralpi di Lonato per inaugurare l'opera realizzata in due versioni gemelle, la prima donata dall’azienda guidata da Giuseppe Pasini alla città e collocata in Santa Giulia
Il 'Mondo d'acciaio' di Isgrò in Feralpi
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È un grande mappamondo d’acciaio, del diametro di quattro metri, appuntato al terreno dall’asse terrestre. Sulle superfici opache delle terre emerse, le placche dei continenti: il maestro, utilizzando il consueto lessico della cancellatura, copre i nomi delle singole città. Tutti tranne uno, quello di Brescia, che lascia in evidenza con il nome latino, Brixia, come se solo la nostra città, tra tutte, possa essere conosciuta e sopravvivere all’oblio della cancellatura.

Mondo d’acciaio

Emilio Isgrò, artista che ha un lungo legame con Brescia, ha creato la sua ultima opera, «Mondo d’acciaio» per lanciare un messaggio: «Il mondo deve avere i nervi saldi per resistere alle sfide che ci attendono. Dobbiamo restare solidi. Ma è anche una speranza per un futuro in cui non ci si arrenda», spiega.

In realtà i mondi d’acciaio sono due. Uno è stato collocato nel Parco delle Sculture al Viridarium del Museo di Santa Giulia, l’altro esemplare, gemello, è nei giardini del Gruppo Feralpi di Lonato.

Mondo d'acciaio, l'opera di Isgrò - © www.giornaledibrescia.it
Mondo d'acciaio, l'opera di Isgrò - © www.giornaledibrescia.it

Proprio l’azienda guidata da Giuseppe Pasini ha donato il primo alla città, in collaborazione con il Comune e Fondazione Brescia Musei, a conclusione dell’anno di Brescia - Bergamo Capitale della Cultura.

Stamattina Isgrò era alla Feralpi, con Giuseppe Pasini, il fratello Giovanni, Consigliere delegato del gruppo, la sindaca di Brescia, Laura Castelletti e Franscesca Bazoli, presidente di Brescia Musei per inaugurare l’installazione gemella. Ultima tappa dell’itinerario «Isgrò cancella Brixia», all’interno del format «Palcoscenici archeologici»: la Feralpi ha contribuito con il suo know-how ingegneristico.

I trascorsi 

Poco meno che ventenne, Isgrò venne a Brescia per una conferenza sull’arte organizzata all’epoca dal dopolavoro della Om. Negli anni ha visto l’antica Brixia riscoperta e valorizzata. Nella Leonessa d’Italia ha tanti amici, la considera, lui nato in Sicilia, un po’ la sua seconda città. Quando Francesca Bazoli lo ha invitato ha accettato subito. In un momento cruciale della sua carriera, ha visto nella nostra città, «innamorata della cultura e aperta all’innovazione», il luogo giusto per dare una scossa al mondo artistico, in crisi di creatività.

«Mi sono sentito di dover dare il meglio. In qualche modo veniva premiato il mio vero talento, che non è essere un genio, ma saper innovare». La Leonessa d’Italia emerge dal mondo d’acciaio perché ha saputo unire storia e contemporaneità. L’ultima creatura artistica di Isgrò testimonia l’alleanza tra pubblico e privato a favore dell’arte che a Brescia ha sempre trovato terreno fertile. Lo sottolineano Castelletti e Bazoli. Brescia Musei ha lanciato l’Alleanza per la Cultura e Feralpi è stata tra le prime aziende ad aderire. D’altronde il gruppo, lo ribadiscono Giuseppe e Giovanni Pasini, crede nel mecenatismo e indirizza le sue azioni «per la comunità, la sostenibilità, l’ambiente, l’educazione e la cultura». Feralpi collabora con l’accademia di Belle Arti di Brera - nel 2018 sono state realizzate due opere collocate nei giardini nei nostri giardini - e a Calvisano c’è il murale dell’artista Tellas.

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