Se il disagio interiore fosse una foto: la mostra di Camilla Viadana
È possibile curare il disagio interiore attraverso l’arte? Ritrovare nel linguaggio artistico un beneficio psico-fisico? Per rispondere a questa domanda la fotografa bresciana Camilla India Viadana ha deciso di realizzare una mostra che mette in dialogo il disturbo mentale e l’arte. Intitolata «Vetri aperti alla pioggia», l’esposizione è stata inaugurata ieri alla Galleria di Palazzo Bertazzoli, a Bagnolo Mella. Dodici progetti, tanta passione e un desiderio sincero di portare alla luce un tema divenuto un imperativo: il disagio interiore.
La mostra
«È la sublimazione a dare un beneficio all’artista – spiega Viadana –. Quando il linguaggio artistico dà forma al disturbo mentale, questo diventa accettazione, e quindi benessere». Non è un caso che il nome dell’esposizione sia «Vetri aperti alla pioggia»: «In questa frase è racchiuso il fulcro di tutto il lavoro: essere aperti alla pioggia significa essere aperti alla vita e a tutte le esperienze che ne derivano». Il percorso artistico si sviluppa in tre ambienti: attraversando il corridoio principale si hanno tre progetti: il primo è «Tu hai aperto gli occhi - e vedo vivere il mio buio», sei ritratti dedicati a giocatori di baseball non vedenti. Il secondo presenta 18 ritratti a sei utenti della cooperativa sociale Gaia di Lumezzane, realizzati in occasione di un corso di fotografia condotto dalla giovane. Il titolo del lavoro è «Confusi negli spazi un tempo abitati da altri» e racconta, attraverso le immagini, le abitudini, passioni e paure dei ragazzi.

Il terzo progetto, «E giochi con le asce e alla fine tu splendi come loro», è costituito da 12 fotografie che rappresentano 12 sintomi differenti legati al disturbo mentale. L’artista spiega che sono stati rappresentati «in modo pacificato, ossia non nell’apice del loro manifestarsi ma quando sono stati accettati». Nel secondo spazio troviamo il «Il timbro del silenzio nelle notti di ospedale» che narra una giornata tipo vissuta da una persona con disagio psichico all’interno di una struttura ospedaliera.
Proseguendo, si incontra «Vetri aperti alla pioggia», una vetrina di immagini che rappresentano una figura nera. «In una chiave universale – chiarisce Viadana – la si potrebbe associare all’intrusione di un sintomo nell’inconscio». A completare il percorso, nel terzo ed ultimo ambiente, si trova il lavoro collettivo costituito da 7 progetti: «Recovery, fotografie oltre le parole», realizzato dai ragazzi della sopracitata cooperativa Gaia. L’opera comprende anche la realizzazione di un libro che racconta il processo di guarigione dei ragazzi.
La recovery
È proprio intorno a quest’ultimo lavoro che è ruotato il secondo tema centrale della mostra: la recovery, intesa come «vivere la vita al meglio delle proprie possibilità», sottolinea la bresciana. «Chi avrà modo di osservare questi ritratti, potrà comprendere più a fondo cosa significhi recovery e avvicinarsi a tematiche più urgenti che mai».
Come ricorda anche il sindaco di Bagnolo Mella, Stefano Godizzi, presente all’inaugurazione: «La salute mentale è una questione che non viene affrontata con la dovuta attenzione. È un tema di straordinaria attualità soprattutto in una società come la nostra, altamente competitiva ed esigente».
L’artista
Prima il corso universitario in filosofia, poi gli studi all’Accademia Palcoscenico del Teatro Verdi a Padova, infine la scelta definitiva: studiare fotografia alla Libera Accademia di Belle Arti (Laba) di Brescia. È questo il percorso che ha portato la 31enne bresciana a diventare oggi una fotografa professionista. «Oltre alla realizzazione, offro anche servizi matrimoniali e tengo corsi di fotografia». L’esperienza ha portato Viadana a specializzarsi anche nell’utilizzo della Mental health recovery star, uno strumento di supporto e valutazione nei percorsi di salute mentale.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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