Cultura

Arte, led e impalcature: l'installazione Musical Zoo è da premio

«Hardware Softcore», installazione di Gabriele Falconi per il Musical Zoo, selezionato dal Wan Awards, premio d'architettura internazionale
  • «Hardware Softcore», l'installazione di Gabriele Falconi
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Nella vita, nell’arte o in qualsiasi ambito vi venga in mente, ognuno ha le sue fissazioni. Nel 2012 Gabriele Falconi, architetto bresciano, non pensava ad altro che ai ponteggi. E ora, grazie a uno di essi, si ritrova proiettato nel premio internazionale d’architettura Wan Awards, legato al sito inglese World Architecture News e considerato il più grande nel suo genere.

L’idea di Falconi era di usare i ponteggi per installazioni in spazi pubblici, togliendoli dai cantieri e sfruttandoli come contenitori. Ne aveva progettato uno, ad esempio, per l’associazione Arteingenua in cui inserire le sculture di Stefano Bombardieri. Il luogo prescelto era largo Formentone: non se ne fece nulla, come per molte altre soluzioni ipotizzate per quella piazza, ma l’idea rimase. Nel luglio del 2012 riuscì comunque a costruirne uno di 150 metri quadri, che si sviluppava fino a dieci metri d’altezza. L’occasione fu la quarta edizione del Musical Zoo, il festival del castello, in città, in cui era stata prevista una Expo Zone dedicata all’arte.

Vista dall’alto, la pianta del ponteggio di Falconi poteva ricordare una navicella di Space Invaders, un grande classico tra i primi videogiochi. Vista dal basso la struttura era un intrico di tubi e passerelle con al centro una grande stanza bianca, divisa dall’esterno con reti bianche di nylon e completamente morbida. Grandi cuscini, un pavimento soffice: il contrasto con l’acciaio circostante era servito.

«Hardware Softcore» era il nome dell’installazione: durante i quattro giorni del festival doveva servire come area chill out, per riprendersi dalle fatiche musicali e danzerecce, ma anche come spazio per l’arte. In collaborazione con il Link Art Center ospitò i lavori degli artisti Tony Light e Vj Visual Loop. Fu uno spazio con una vita propria, alieno e allo stesso tempo integrato nel castello, illuminato da led che ne cambiavano costantemente il colore facendolo pulsare lentamente. All'interno c'erano le luci di wood (quelle che fanno venire i denti viola, per intenderci), che contribuivano a creare un'atmosfera vagamente psichedelica.

Pochi giorni fa l'architetto è stato contattato da una curatrice dei Wan Awards che gli annunciava la buona notizia.  La giuria della sezione Temporary Spaces, composta da Je Ahn, Wolfgang Buttress, Pascal Wensink, Albert Williamson-Taylor dovrà scegliere tra quarantesette progetti: nelle prossime settimane ci sarà una scrematura per definire una lista ristretta da cui successivamente verranno scelti i finalisti. Il percorso è ancora lungo, insomma, ma il dato di fatto è che, partito dal castello di Brescia, «Hardware Software» se la gioca alla pari con installazioni fatte a New York, Londra, Shanghai, Auckland o Berlino.

Costruito in tre giorni e smontato in dodici ore, quel ponteggio ha lasciato segni più duraturi del previsto. «Per me è già un grande risultato essere nella prima selezione - commenta Falconi -. Nei miei lavori ho utilizzato anche materiali di recupero o container, sempre con l’idea di ricontestualizzarli. Mi fa piacere vedere come un progetto di tre anni fa sia ancora attuale». 

Emanuele Galesi

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