Cultura

Alla Festa della Radio è la sera dei 99 Posse: «Cattivi guagliuni, ma non per vendere»

Sul palco di via Serenissima la crew napoletana guidata da Luca «’O Zulù» Persico sulla breccia da 30 anni
I 99 Posse
I 99 Posse
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Secondo giorno della Festa di Radio Onda d’Urto, e sul palco principale arriva il momento dei «cattivi guagliuni», per usare un’(auto)definizione che in casa 99 Posse non è mai dispiaciuta, sebbene sia legata a stagioni del passato. Infatti, poiché «c'è un tempo per la guerra, e un tempo per essere in pace» (come sosteneva l’antica saggezza del Qoelet), va detto che per la band napoletana - negli anni '90 una tra le più influenti dell’intera scena alternativa nazionale, portatrice di un suono meticcio e irresistibile, tra hip-hop, raggamuffin e dub - la fase più rabbiosa è alle spalle, come pure quella della (relativa) prolificità discografica. L’ultimo album («Il tempo. Le parole. Il suono», dal sapore serenamente metafisico) risale al 2016 e da allora la crew ha lanciato al massimo qualche singolo (come «Nero su bianco» e «Comanda la gang», con cui nel 2021 ha celebrato i trent’anni di carriera).

Dal vivo resta ad ogni modo portentosa, come il pubblico della festa antagonista ha potuto constatare in diverse occasioni e potrà verificare anche questa sera: appuntamento alle 22, dopo l’apertura del rocker leccese Rudy Marra & the Mob, che è fresco di lancio di «Morfina», un disco molto dark, graffiato e potente, intriso di jazz e blues. La line-up attuale della band mette in fila, accanto a 'O Zulù (alias Luca Persico) alla voce, Marco «Kaya Pezz8» Messina a campionatore e dub master, Massimo «JRM» Jovine al basso, Sacha Ricci alle tastiere, Simona «Boo» Coppola alla seconda voce, con il chitarrista Giuseppe Spinelli e il batterista Antonio Esposito quali collaboratori esterni.

Esponenti di punta della prima stagione dell'hip hop nazionale - nella versione raggamuffin di pura derivazione giamaicana, con il reggae a fare da collante e una massiccia componente dialettale, oltre a influenze derivanti da sonorità mediterranee e folk - i 99 Posse esordirono alla grande nel 1993 con «Curre Curre guagliò». Dopo collaborazioni con altre band di genere quali Bisca e Almamegretta, raggiunsero l’apice nel 1999 (il 9 è decisamente il loro numero magico) con «Corto circuito», un disco ricco di sfumature e linguaggi, bello e tormentato.

La filosofia

 Con gli anni, non hanno attenuato la militanza (nascono d’altronde quale espressione artistica del Centro Sociale napoletano «Officina 99», da cui hanno derivato il nome), ma la manifestano ora in maniera differente, come evidenziano le parole che tempo fa il frontman ha scolpito sulla pietra: «Negli anni, abbiamo cambiato il modo di dire le cose. Non siamo - ribadisce ’O Zulu - cattivi maestri, come qualcuno pensa, semplicemente perché non siamo mai stati dei maestri; cattivi, invece, sì... Non ci sembra intelligente farci omologare dal mercato, che cerca ribelli a tutti i costi... ma noi continuiamo a essere borderline».

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