Risotto agli asparagi e bollicine Franciacorta: la cena di Tarantino a Brescia

Una cena bresciana prima di salutare la Capitale italiana della Cultura 2023. Dopo aver incantato il pubblico del Teatro Grande con frammenti scelti e chicche gustose della sua educazione sentimentale cinematografica, dopo aver dato un saggio della propria erudizione cinefila e della rimarchevole competenza critica che lo contraddistingue, Quentin Tarantino ha optato per una cena in centro città.
Le condizioni che aveva posto in materia non riguardavano assolutamente il menu (in materia si è affidato completamente alle scelte dei promoter italiani), quanto piuttosto di tipo logistico: non dover camminare, preferendo la protezione dell'auto; ed evitare le zone della movida cittadina. Insomma, dopo il bagno di folla che è coinciso con lo show «Cinema Speculation», Tarantino chiedeva tranquillità per un incontro conviviale riservato a pochissimi, prima di prendere la strada per Milano, dove oggi è atteso da un firmacopie del suo libro.
Il tavolo
Al tavolo sedevano: Tarantino, senza moglie e figlio (che non lo hanno accompagnato in tournée), ma con il suo entourage, per l'occasione composto dalla sua assistente personale, dal business manager, dal tour manager e dall'agente Mike Simpson (curiosamente, lo stesso di un altro cineasta iconico, Tim Burton) con la moglie; il giornalista Antonio Monda, amico che ha interloquito con Quentin durante lo spettacolo al Grande, accompagnato da moglie, figlia e dal compagno di quest'ultima; il promoter per l'Italia, Adolfo Galli, con i figli Andrea (responsabile di produzione per lo show «Cinema Speculation» a Brescia) e Natascia; Elisabetta Sgarbi (editrice italiana di Quentin Tarantino con La Nave di Teseo, da lei stessa fondata) con il compagno e il celeberrimo fratello Vittorio Sgarbi; il sovrintendente del Teatro Grande, Umberto Angelini, con moglie e nipote.
Il menu
Se si hanno in mente i cibi che solitamente ingurgitano i personaggi che abitano i film di Tarantino, ci si sarebbe potuti aspettare davvero di tutto. Quindi le frittelle e le salsicce accompagnate da frappè alla fragola che vediamo consumare nella tavola calda in cui si svolge il folgorante incipit di «Le iene»; il terribile mix contemplato nelle diverse sequenze mangerecce di «Pulp Fiction», che integrano muffin di mais e pancetta, bistecche «Douglas Sirk» e Coca-Cola alla vaniglia, sciroppo d'acero, hamburger «Durward Kirby» o «Big Kauna» e milk shake; la sobria accoppiata sushi e sakè di «Kill Bill: volume 1»; i nachos di cui è letteralmente cosparso «Prova di morte»; lo strudel di mele, elemento decisivo delle tecniche di interrogatorio dello spietato colonnello Hans Landa/Christoph Waltz in «Bastardi senza gloria»; la «white cake» di cui è goloso il dottor King Schultz (ancora Waltz) in «Django Unchained»; lo «stufato di Minnie» (qualunque cosa esso sia e contenga) che campeggia in «The Hateful Eight».
Niente di tutto questo, invece. La proposta dello chef de «La Sosta» contemplava un antipasto di culatello, fiore di zucca farcito, bufala campana, un risotto agli asparagi e robiola, un millefoglie d'arrosto con purè allo zafferano, verdure fresche e colomba farcita. Bere: acqua naturale e gassata, i vini erano «Berlucchi 61« e «Bolgheri Caccia al Piano».
Una cena apprezzata dai commensali, un buon ricordo bresciano per il mitico QT.
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