Cultura

Quentin Tarantino a Brescia conferma il tema del prossimo film: la critica cinematografica

«Ma - ha detto - non sarà incentrato su Pauline Kael». Accoglienza da divo al Teatro Grande per la presentazione del libro «Cinema Speculation»
Quentin Tarantino arriva scortato al Teatro Grande di Brescia - Foto NewReporter/Papetti © www.giornaledibrescia.it
Quentin Tarantino arriva scortato al Teatro Grande di Brescia - Foto NewReporter/Papetti © www.giornaledibrescia.it
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«Farò un film sulla critica cinematografica, ma non sarà incentrato su Pauline Kael, come si vocifera».

Quentin Tarantino regala a Brescia la conferma del tema del suo prossimo lungometraggio, in perfetta sintonia con il libro «Cinema Speculation», accolto da un boato, quando entra in scena sul palco del Teatro Grande in jeans, camicia nera e All Star in tinta ai piedi.

L’accoglienza è da divo: Quentin cattura immediatamente l’anima dell’intero teatro. Il pubblico lo acclama come una star: lo è, certo, ma l’enfasi della platea è quella solitamente riservata agli attori.

Del resto anch’egli è spesso comparso nei suoi film, alimentando così quella sua tipica aura da risoluto outsider che sa sempre cavarsela nel jet set.

Ma il culto riservatogli non è un divismo basato sulla mera popolarità, c’è di più: la gente lo ama perché desidera essere stupita, anche dalla sua sola presenza. È magnetico e potenzialmente esplosivo.

Incalzato dal giornalista Antonio Monda guida il pubblico in una carrellata coinvolgente tra i film confida che «Il buono, il brutto e il cattivo» di Sergio Leone è assolutamente il suo titolo preferito: «Il miglior film di sempre!».

I fan, che al cinema sono abituati a sobbalzare dinanzi ai suoi guizzi di sceneggiatura, come anche a sgranare gli occhi ammirando le soluzioni estetiche della sua regia, vengono accontentati anche in teatro, ascoltando le sue battute. Perché è diretto, va dritto al punto, senza fronzoli. 

Ride delle bizzarre traduzioni italiane dei titoli dei film americani, che Monda di tanto in tanto specifica al pubblico, unica concessione in una serata tutta parlata in inglese e senza smartphone a disposizione per controllare in tempo reale date e dati: un vero tuffo in una bolla spazio-temporale, sguazzando nella Hollywood della formazione cinefila del regista.

Sequenze di cult citati in «Cinema Speculation» illuminano i volti dei presenti, ci sono «American graffiti» di George Lucas e due film di Don Siegel «Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!» e «Fuga da Alcatraz», che Tarantino elogia per il coraggio d’aver creato un meccanismo narrativo perfetto che spiazza perché non lascia trapelare fino alla fine quale sia il piano per fuggire, dando allo spettatore l’occasione di ricollegare poi tutti gli indizi di quello che definisce un vero «visual storytelling». E poi «Rolling thunder» di John Flynn e il cammeo di Martin Scorsese, regista anche passeggero di Robert De Niro, in «Taxi driver».

«Il film che mi ha fatto più paura - chiosa il cineasta americano - è “Bambi”». Affermazione ad effetto, come da copione, ma la motivazione è arguta: «Non c’era preparazione al dramma nel trailer, quindi per me è risultato disorientante, benché da bambino fossi abituato a vedere di tutto».
Sipario e, poi, una speciale lettura dell’autore di alcuni brani del suo saggio.

 

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