Cultura

Moutamid: «Io, l’unico a credere nell’innocenza di Raoul Bova»

L’attore bresciano dal 18 maggio è su Canale 5 nella fiction «Giustizia per tutti» diretta da Zaccaro
Elia Moutamid con Raoul Bova - © www.giornaledibrescia.it
Elia Moutamid con Raoul Bova - © www.giornaledibrescia.it
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Le due vite artistiche di Elia Moutamid corrono ormai parallele come binari di uno stesso percorso identitario e professionale. Già apprezzato in veste di regista - pure all’estero, per i suoi documentari «Talien» e «Kufid» - il bresciano negli ultimi anni ha visto crescere anche la propria carriera d’attore, sia per il cinema, dove ha esordito affiancando Sergio Castellitto in «Nour», sia per la tv. L’esperienza sul piccolo schermo, iniziata nel cast della serie di Amazon Prime Video «Before Pintus», è oggi pronta a consolidarsi grazie a un nuovo ruolo.

 Elia recita, infatti, accanto a Raoul Bova nella nuova fiction di Mediaset «Giustizia per tutti», in prima serata su Canale 5 da mercoledì 18 maggio. A dirigerla è Maurizio Zaccaro - cineasta già allievo e collaboratore di Ermanno Olmi - che ha voluto riportare Moutamid in scena dopo averlo selezionato proprio per il suo lungometraggio «Nour», realizzato a partire dal romanzo «Lacrime di sale» di Pietro Bartolo. Nel cast di «Giustizia per tutti» anche Rocío Muñoz Morales (compagna di Bova nella vita, di recente annunciata come madrina della prossima Mostra del Cinema di Venezia) e Anna Favella. In attesa della messa in onda delle sei puntate, sul sito di Mediaset Play è già disponibile - oltre al trailer - un approfondito video di backstage, dove Moutamid compare a partire dal quarto minuto, in immagini che mostrano una speciale intesa con Raoul Bova e svelano l’atmosfera di un racconto che si prospetta in equilibrio tra arringhe in nome della sete di verità e momenti più distesi, d’amicizia e risate.

Elia: di cosa parla «Giustizia per tutti»? Fulcro della serie è Roberto, impersonato da Raoul Bova, un uomo condannato ingiustamente per l’omicidio della moglie, che durante i primi 10 anni di detenzione studia giurisprudenza e riesce a farsi assolvere. Tornato in libertà, comincia a praticare la professione di avvocato.

C’è uno spunto reale? La sceneggiatura è basata su dossier giudiziari di reati realmente accaduti, utili a fornire spunti per costruire la struttura della narrazione, che vede il protagonista alle prese, in ogni puntata, con un nuovo caso da risolvere. Parallelamente procedono singole storie che coinvolgono il cast principale.

Qualche anticipazione sul suo ruolo? Sono Fabio, il migliore amico del protagonista - l’unico che ha sempre creduto nella sua innocenza, nonostante la condanna - nonché il titolare di una «piòla», che ho scoperto essere il termine per indicare una trattoria usato a Torino, dove è ambientata la storia. Il mio locale diventa il quartier generale dell’avvocato interpretato da Bova. Sul set siamo entrati in grande sintonia, ne ho apprezzato molto umiltà e ironia.

Dobbiamo aspettarci un’acme tra i vostri personaggi? Raoul nella quinta puntata si ritroverà a difendere proprio me dall’accusa di femminicidio, in pratica una situazione speculare a quella vissuta da lui dieci anni prima.

Qual è, ad oggi, la sua maggior soddisfazione legata all’attività d’attore? Vedere la tv italiana che supera gli stereotipi estetici e non sceglie questa mia faccia solo per ancorarla alle origini marocchine, ma anche per ruoli come quello di Fabio, un italiano.

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